Il 29 dicembre 2017 incontrando in Vaticano i rappresentanti dell’Associazione Teologica Italiana, a cinquant’anni dal suo sorgere, Papa Francesco ha voluto sottolineare «l’apporto che questa associazione ha dato allo sviluppo teologico e alla vita della Chiesa... nello spirito di servizio e di comunione indicato dal Concilio Vaticano II». 

 

Oltre a questo, Papa Francesco ha voluto sottolineare alcuni aspetti che il teologo oggi deve fare propri nello svolgere il suo ministero. Il Papa chiede «una teologia che aiuti tutti i cristiani ad annunciare e mostrare soprattutto il volto salvifico di Dio, il Dio misericordioso, specie al cospetto di alcune inedite sfide che coinvolgono oggi l’uomo: come quella della crisi ecologica, dello sviluppo delle neuroscienze o delle tecniche che possono modificare l’uomo; come quelle delle sempre più grandi disuguaglianze sociali o delle migrazioni di interi popoli; come quella del relativismo teorico ma anche di quello pratico». 

 

Per essere efficace la teologia in tal senso deve anzitutto, al suo interno nella molteplicità delle diverse aree: Scrittura, patrologia, dogmatica, antropologia, liturgia, morale, diritto, storia eccetera, essere in un dialogo interdisciplinare cioè «fare teologia insieme» non certo per un mero esercizio accademico, ma per offrire quella sinergia argomentale che possa essere dialogo con le problematiche antropologiche, ecologiche, culturali e sociali della nostra contemporaneità. 

 

Vi è dunque un suggerimento per rendere il linguaggio teologico comprensibile ed accessibile, pur nella sua competenza, sia per un dialogo culturale ad extra, che per un approfondimento ab intra Ecclesiae delle tematiche riguardanti la fede e le problematiche esistenziali, etiche e sociali dell’uomo post moderno. 

 

Senza questo impegno la teologia sarebbe privata - dice Papa Francesco - di quella «fedeltà creativa» necessaria nella consapevolezza dei mutamenti avvenuti nel linguaggio sia corrente che filosofico ed ecclesiale, che ovviamente richiedono, come indica il Concilio Vaticano II, di saper cogliere i segni dei tempi con un porsi culturalmente e pastoralmente in «modo altro» nella fiducia «che il Vangelo possa continuare a toccare anche le donne e gli uomini di oggi».

 

Per «fedeltà creativa», di cui il teologo deve fare propria scelta nel suo ministero, Papa Francesco intende e chiede ai teologi di «rimanere fedeli e ancorati al Concilio Vaticano II e alla capacità che lì la Chiesa ha mostrato di lasciarsi fecondare dal Vangelo di Cristo». 

 

Il Concilio con i suoi documenti e con lo spirito di aggiornamento deve indurre i teologi a «ripensare» la Chiesa come Madre, Maestra ed Amica dell’umanità nello stile di Cristo pastore. Questo deve essere uno dei criteri importanti per il lavoro teologico di oggi. È doveroso allora che il teologo faccia teologia, dice Papa Francesco, nello stupore, in ginocchio e nella Chiesa. 

 

Che cosa intenda Papa Francesco con queste affermazioni lo presentiamo brevemente. 

 

Fare teologia nello stupore: significa porre al centro della riflessione il mistero di Cristo Verbo Unigenito del Padre, apice della Rivelazione e Redentore e Salvatore di ogni uomo e di tutto l’uomo. Presentare il suo mistero di morte e di risurrezione che ha tolto l’umanità dal peccato e dalla morte e offrire ad ogni uomo che crede in Lui giustificazione e vita. Cristo è la vita vera presente della storia con il suo Mistico Corpo che è la Chiesa che annuncia, accoglie e santifica nel suo Nome.

 

Fare teologia in ginocchio: significa prendere il metodo dei Padri della Chiesa partendo dalla Scrittura pregata, riflettendo sulla mistagogia cristiana e contemplando i misteri della fede che la lex orandi rende “accessibili” ai credenti, da lì poi partire per argomentare teologicamente il dato Rivelato.

 

Fare teologia nella Chiesa: significa cogliere il sensus fidelium proprio del Popolo di Dio e saper dare il posto che occupa la Tradizione e il Magistero che nella sinodalità sub et cum Petro hanno saputo offrire inalterato il patrimonium fidei.

Con queste angolature offerte da Papa Francesco il servizio della teologia esce dall’accademia ed entra nella vita. Questa è la sua vocazione.

* Vicario episcopale per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste

 

 

 

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