Magari sarà solo un caso, ma è probabile che il Pakistan abbia affrettato l’annuncio anche per rispondere all’offensiva di Donald Trump che accusa il Paese di connivenza con il terrorismo: fatto sta che Islamabad ha scelto proprio questo momento per far sapere che la Banca centrale pachistana ha dato il via libera all’utilizzazione dello yuan cinese, in sostituzione del dollaro, nei pagamenti riguardanti gli scambi commerciali bilaterali con la Cina.

È un declassamento della moneta verde come valuta universale. Pakistan e Cina sono alleati da sempre (contro l’India, e a suo tempo anche contro l’Unione Sovietica) ma in tanto tempo Islamabad non aveva mai sentito il bisogno di fare questa mossa. Adesso sì.

Sia chiaro, l’utilizzo dello yuan negli scambi non si può attribuire esclusivamente a una stizza momentanea, perché un cambiamento così drastico ha richiede una lunga preparazione. Il yuan cinese è la moneta (problematica) di uno Stato al cui sistema economico il mondo occidentale non riconosce la piena qualifica di economia di mercato. Nonostante le difficoltà, la Banca nazionale del Pakistan fa sapere di «avere adottato politiche onnicomprensive per assicurare che importazioni, esportazioni, transazioni finanziarie e iniziative di investimento (fra entità pachistane e cinesi) possano essere liberamente realizzate in yuan cinesi».

L’iniziativa, si precisa, fa parte dell’accordo raggiunto fra Islamabad e Pechino per la realizzazione nel periodo 2017-2030 del Corridoio economico Cina-Pakistan. Ma ha anche l’aria di una puntura di spillo all’America di Donald Trump.

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