«L’apertura alla società civile è una grande svolta. Grillo ha chiamato a raccolta chi aveva competenze ed esperienze da condividere. È una grossa opportunità considerando che il Movimento è la prima forza del Paese: io condivido le battaglie ecologiste e per la difesa dei beni pubblici fatte dei grillini. Per questo ho accettato le regole e mi sono candidato». Giuseppe Mastruzzo, per gli amici «il Peppe», è stato tra i primi a rispondere all’appello fatto da Luigi Di Maio sul blog di Grillo. Racconta che il 30 dicembre alle 15 e 30, appena 15 minuti dopo la pubblicazione del post che apriva alla società civile, si era già iscritto alla nuova associazione per partecipare alle cosiddette parlamentarie.

Avendo più di 40 anni, 60 per la precisione, punta a un posto a Palazzo Madama. Origini siciliane, professore a Mosca (all’Alta scuola di economia della Federazione russa), dottorato in Inghilterra, dirige da un decennio l’International University College di Torino. Sotto la Mole è arrivato dopo aver lavorato a Roma come direttore studi e ricerche di Confeservizi Lazio durante la giunta Veltroni. Politicamente si definisce un «ex ragazzo di sinistra», ma negli ultimi anni si è avvicinato al M5S, votando la sindaca Appendino e partecipando alla campagna per il «no» al referendum costituzionale.

Professore, come e quando ha deciso di proporsi tra i candidati della società civile del M5S?

«Mi ha avvisato della possibilità il mio amico e collega Ugo Mattei, docente e giurista con cui nel 2011, insieme a Rodotà, ho condiviso la battaglia referendaria per l’acqua bene comune. Dopo la sua telefonata mi sono collegato al sito di Grillo e mi sono iscritto alla nuova associazione per partecipare alle parlamentarie».

Come funziona? Tutti quelli che si candideranno entro la scadenza (fissata per oggi, ndr) saranno poi votati dagli iscritti alla piattaforma?

«Sì, da quello che ho capito funzionerà così. Noi della società civile dovremmo concorrere per la quota proporzionale. Chi prenderà più voti sarà poi inserito nelle liste del Movimento 5 Stelle».

La candidatura dovrà essere ratificata da Grillo, il garante, e Di Maio, il capo politico?

«Sì, ed è giusto che sia così. Nei movimenti politici c’è sempre stata una funzione di garanzia. Nel vecchio Pci c’era il comitato dei garanti. Noi, invece, abbiamo Grillo e Di Maio. E di loro, accettando le nuove regole, ho deciso di fidarmi».

Se venisse eletto dovrà sottostare a 27 regole. Tra queste c’è anche la discussa multa di 100 mila euro per chi abbandonerà il Movimento o sarà espulso. Non le sembra una svolta autoritaria?

«No. Non è possibile che nel corso della legislatura un terzo dei parlamentari cambi casacca o partito. È una fase delicata: il M5S sarà la prima forza politica e bisogna difendersi dalle scalate dei furbetti che puntano su Grillo solo per arrivare in Parlamento. Sono pronto a pagare la multa, non è giusto tradire il mandato degli elettori».

Lei, che rivendica di aver difeso la Costituzione nel 2016, come valuta l’idea di Davide Casaleggio di introdurre il vincolo di mandato, cioè di cancellare l’articolo 67 della Carta Costituzionale?

«Personalmente resto per la libertà di coscienza del parlamentare, ma capisco la necessità del Movimento di tutelarsi in questo momento storico».

Su cosa vorrebbe puntare se venisse eletto?

«Sui miei temi: dalla difesa dei beni comuni, come l’acqua, al rispetto dell’ambiente attraverso l’utilizzo delle rinnovabili».

LEGGI ANCHE - La fuga di Di Maio dai collegi: evita la sfida con i big e va nel listino bloccato (di Ilario Lombardo)

I commenti dei lettori