La “lista nera” è lunghissima: 533 modelli che dal 1° gennaio non possono più essere prodotti. Non in Cina almeno. Lo ha stabilito il Ministero per l’Industria e l’Innovazione tecnologica del Regno di Mezzo che per la prima volta ha messo al bando una serie di auto. La ragione è il mancato rispetto delle restrittive norme sui consumi. Il governo del paese ha da tempo dichiarato guerra alle emissioni nocive, emanando provvedimenti sempre più restrittivi che sembrano tuttavia penalizzare in modo particolare i costruttori stranieri. Premium soprattutto. Nel corso del 2017 la qualità dell’aria è già migliorata in alcune megalopoli, ma più che le direttive governative hanno influito le particolari condizioni meteorologiche.

Fra i modelli colpiti dal provvedimento ci sono sia la Audi A4 a passo lungo (una variante sviluppata espressamente per la Cina) sia la Mercedes Classe C, oltre alla Chevrolet Cruze. Anche Chery e Dongfeng Motor Corporation, che ha una joint venture con PSA, sarebbero coinvolte, ma i dettagli scarseggiano.

Anche se oltre mezzo migliaio di modelli sembrano un’enormità, il segretario generale della China Passenger Car Association Cui Dongshu ha spiegato che si tratta invece di una percentuale molto ridotta. Del resto il mercato cinese delle sole auto assorbe quasi 25 milioni di esemplari e la produzione è quasi un quarto di quella mondiale. Nel solo novembre sono state fabbricate quasi 2,67 milioni di auto, nuovo record mensile per un paese abituato a macinare primati. La “lista nera” è la prima mai redatta dalle autorità e secondo gli analisti l’elenco verrà aggiornato in seguito.

Dal 2019, cioè un anno dopo rispetto a quanto previsto inizialmente dal governo, i costruttori dovranno anche fare i conti con la “licenza a punti” che impone alle case che vendono più di 30.000 in Cina di targarne almeno il 10% in versione elettrificata (elettrica o ibrida). La soglia lieviterà al 12% nel 2020. Le auto elettriche valgono di più di quelle ibride e l’autonomia è una delle variabili che contano. Chi non raggiunge gli obiettivi deve acquistare “certificati verdi” da altri produttori oppure versare sanzioni già previste pesanti. E dal 2020 entra in vigore un’ulteriore norma che impone consumi complessivi per le flotte di ciascun costruttore non superiori oltre 5 litri per 100 chilometri.

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