Il contribuire ad aprire processi di cui parla Papa Francesco mi pare possa richiamare lo stesso Vangelo. Gesù non si presenta come l'autore di una nuova, sistematica, cultura, organizzazione, ma come un seminatore. Ci rivela i riferimenti essenziali, vivi, che non finiranno di svilupparsi. Anche secondo persone, luoghi, tempi.

La Parola, l’Eucarestia, sono il contrario dello schema. Continuamente aprono nuovi orizzonti, proprio sulla base di pochi essenziali riferimenti sostanzialmente immutabili. D’altro canto se non fosse così Dio non potrebbe farsi uomo. Anche Gesù è maturato nel tempo, come riporta Luca. Qui sta la radice dunque della non accettazione della reale possibilità dell'incarnazione e della sua sempre più profonda intuizione.

«In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne è da Dio» (I Gv 4, 2). Un sistema di pensiero astratto, bloccato, si sostituisce a Dio. Qui, in mille modi diversi, sta il punto essenziale: vivere tendenzialmente aperti (anche l'ateo lo può) allo Spirito, che soffia anche attraverso le persone, la realtà o restare chiusi nelle proprie logiche (anche un cristiano lo può). Dio da uno, mistero che comunica, è reso nel secondo caso mono, schema. Lo schema seziona, frammenta, appunto chiude, non si lascia provocare dalla realtà: Dio senza l'uomo, l'uomo senza Dio, l'io senza l'altro, l'altro senza l’io... In tale orientamento il merito, che apre alla carriera, all’autorità sugli altri, è la difesa ad oltranza del sistema imperante. Meno la sincera conversione, che con tutto ciò, tra l'altro, non può alla lunga non confliggere. La comunicazione, dunque, è nello Spirito e nell'umanità.

La Parola e l'Eucarestia ci conducono, come rivela Gesù, verso la verità tutta intera, proprio ricordandoci quello che Egli ci ha detto, ha vissuto. Il riferimento di Cristo al ricordo ci mostra come solo in un cammino nella grazia usciamo da orientamenti meno evangelici, che possono in mille modi informare anche inconsapevolmente la nostra vita, la mentalità, la cultura, anche cristiane. La Parola e l’Eucarestia sono Gesù stesso vivo in mezzo a noi. Non è assurdo chiudersi in schemi senza continuamente chiedere a Lui, tornare al Vangelo, ricordandoci che Lui stesso ci ha detto che abbiamo tanto da scoprire? 

La potenza liberatrice, sanante, della Parola e dell’Eucarestia, ci svincola da astrazioni, pregiudizi, schemi e ci orienta ad un discernimento sempre più autentico, vivo e dal vivo. Dunque un aspetto di questo cammino nella grazia sta anche nel porre attenzione a tutto ciò che si dà in fondo arbitrariamente per scontato. Certo si può osservare che non è possibile conoscere tutto, sempre più profondamente, dal vivo. Ma si tratta di una tendenza che si può fare sempre più profonda e che lascia aperti a non lasciarsi ingabbiare dagli schemi, dalle etichette. Chi conosceva Maria o la povera vedova delle monetine o la cananea o il cieco di Gerico? La vita reale è piena di sorprese. 

Non possiamo mai giudicare il cuore di qualcuno, che solo Cristo conosce. Ma anche valutare la maturità di una persona, i suoi doni, è un processo infinito. Colpisce, comunque, notare una possibile non infrequente correlazione tra l’accoglienza imparziale da parte di una certa varia, anche laica, autorità ecclesiale ed il suo non basarsi su schematismi o mode. Ripeto senza valutare affrettatamente, lo schematismo, il pensiero sistematico statico, possono rischiare talora di rivelarsi alla radice in varia misura orientanti alla porta chiusa facilmente. Altra cosa comunque può facilmente considerarsi qualche minore disponibilità di una persona in cammino.

Ecco allora il possibile schiudersi di una ricerca sui vivi, adeguati, collegamenti, tra il seme della vita, gli altri piani della conoscenza, culturali, mediatici e via dicendo e la vita reale. Pensiamo, solo per porre un esempio, ai gruppi che si formano su WhatsApp e a tutti gli inghippi che può alimentare una comunicazione così “a rischio squadratura” se non se ne intuiscono sempre più i limiti, i pericoli, le possibili vie. Una cultura astratta può non orientare a tale approfondimento. 

Si può restare per esempio, nel campo della comunicazione, ad una interazione però variamente illusoria, più da Auditel che da contatto reale. Si possono invece sviluppare sulla via dell’apertura più adeguati collegamenti per esempio tra vita, famiglia, scuola, lavoro, territorio, parrocchia, Chiesa, con e anche attraverso il giornale, specie quello cristiano. Ecco che in questa nuova più autentica, meno frammentata, situazione l'aspetto economico dell’audience mediatica può forse venire valutato in modo nuovo, nel bisogno sempre più diffusamente emergente di una vera ricerca vitale.

Nuovi orizzonti a tutto campo, anche nell'uso dei media, si aprono incredibilmente proprio, tra l'altro, incontrandosi in parrocchia, accogliendo con attenzione il vicino di casa, il cieco di Gerico che grida a Gesù che passa (cfr Mc 10, 46-52). «Perdendo tempo» con le persone, la vita, reali, per trovarne uno nuovo. Per questo vi sono giornalisti, riviste, da tempo avviati, nel profondo, su questo percorso perché in ricerca sincera, amorevole, anche disponibile a rischiare...

I commenti dei lettori