È lungo i quattro verbi ripetuti in diverse occasioni da Papa Francesco – «accogliere, proteggere, promuovere, integrare» - che si sviluppa la proposta della Cei in vista del prossimo 14 gennaio quando si celebrerà la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. «Oggi il tema dei migranti, nella migliore delle ipotesi, rischia di essere ridotto a merce elettorale, manca la possibilità di un dialogo sereno in cui ciascuno possa spiegare le proprie ragioni, c’è un problema generale di clima culturale difficile» ha detto, nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata, il segretario generale dei vescovi italiani, monsignor Nunzio Galantino. Con lui hanno preso parte all’incontro con la stampa nella sede di Radio Vaticana, monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, e don Giovanni De Robertis, direttore generale della medesima Fondazione della Cei. A moderare la conduttrice di Tv2000 Monica Mondo.

Significativi alcuni dati resi noti e relativi alle donazioni raccolte nelle parrocchie e nelle diocesi italiane in occasione della Giornata del Migrante. Le cifre, infatti, dimostrano, ha rilevato Galantino, che la presunta freddezza dei cattolici italiani in relazioni a un tema che suscita tante discussioni e polemiche, nella realtà non c’è. L’andamento delle donazioni dal 2014 al 2016 è più che positivo, e anche i risultati parziali della raccolta per il 2017 sono buoni. Si è infatti passati dai 475.499 euro nel 2014 ai 497.507 euro nel 2015, a 543.162 euro nel 2016. «Spesso mi è capitato di sentirmi dire – ha affermato il vescovo – “lascia stare, il tema migrazioni non paga, non trova attenzione”. Ma questi numeri mostrano esattamente il contrario».

Su un piano generale, ha sottolineato ancora Galantino, «la Chiesa non intende sostituirsi alla politica e alla responsabilità di chi governa. La Chiesa annuncia il Vangelo, tutto il Vangelo anche quello che dice: ero straniero mi avete accolto. O stiamo su questa linea, o stiamo fuori. Sta poi a chi governa mettere a punto strategie e modalità d’intervento, ma sempre tenendo ben presente la dignità della persona». E appunto questo, ha detto il segretario della Cei, è il ruolo della Chiesa, ma anche di ogni credente come di ogni cittadino: ricordare quel riferimento alla dignità della persona nel momento in cui si affronta e si mette mano al tema migrazioni.

Fra gli aspetti positivi è stata ricordata l’istituzione dei corridoi umanitari, e ancora il programma promosso dalla Cei “Liberi di restare, liberi di partire”, finanziato con 30 milioni di euro; progetto rivolto in modo particolare alle nuove generazioni che valorizza aspetti come l’accesso alla scuola primaria e alle cure sanitarie.

Da parte sua, monsignor Di Tora ha parlato della mancata approvazione della legge sullo Ius soli–Ius culturae e della necessità di una legge sulla cittadinanza; ha rilevato che si tratta di una violazione delle normative internazionali: «Nessuno può essere apolide», ha aggiunto. Ma, per ottenere certi risultati anche a livello legislativo, ha osservato, «occorre costruire una cultura comune, mentre i nazionalismi esasperati portano a società chiuse, al contrario dalle migrazioni sono nate nuove società di grande benessere come gli stessi Stati Uniti».

Fra i luoghi comuni relativi alle migrazioni, Di Tora ha ricordato quello privo di fondamento in base al quale i migranti portano malattie. «Non è vero – ha detto il vescovo – al contrario ci sono molti che portano con sé delle malattie invisibili che invece avrebbero bisogno di essere curate, come nel caso di quei bambini che hanno visto bruciare il loro villaggio e i propri genitori uccisi; queste sono le vere malattie ma sono invisibili».

Monsignor De Robertis, segretario di Migrantes, ha infine sottolineato – una volta di più – che il concetto d’invasione è totalmente infondato: il numero degli immigrati in Italia negli ultimi anni si è infatti stabilizzato e si aggira intorno ai 5 milioni, notevoli sono però i flussi in entrata e in uscita; molti vanno via perché l’Italia non offre grandi opportunità di lavoro, partono anche diversi di quelli che nel frattempo hanno ricevuto la cittadinanza italiana. Fra l’altro il numero di immigrati presenti nel nostro Paese, è assai vicino a quello degli italiani residenti fuori dai confini nazionali; questi ultimi sono poco meno di 5 milioni, dal 2006 al 2017 in effetti la mobilità italiana è aumentata del 60% passando da 3 a 5 milioni (contando solo quelli iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero).

Infine, nel corso della conferenza stampa, è stato presentato il programma “Italiani anche noi”, dello scrittore e insegnante Eraldo Affinati (presente all’incontro), che racconta l’Italia dell’accoglienza: un viaggio in dieci tappe alla scoperta delle “Penny Wirton”, le scuole di italiano per stranieri, gratuite, fondate da Affinati e dalla moglie Luce Lenzi. Il programma andrà in onda su Tv2000, a partire dal 14 gennaio, la domenica alle 19.30.

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