A nome del mio gruppo di studenti iraniani, attivisti per la libertà e la democrazia, vorrei trasmettere all’opinione pubblica in Europa, fino a quando ne ho la possibilità, il nostro messaggio, dirvi qual è la situazione in Iran dal nostro punto di vista. La mia storia è simile a quella di molti altri studenti: frequentavo la facoltà di Giurisprudenza ed ero membro di un gruppo anti regime che partecipò alle grandi manifestazioni del 2009, quando fui arrestato e tenuto per due mesi in una cella di isolamento, poi ancora in carcere per un anno.

A questo le autorità universitarie, che sono controllate dai servizi di sicurezza, hanno aggiunto l’annullamento dei miei esami e un decreto di espulsione; così ho dovuto ricominciare più volte i miei studi in altre Università, ogni volta ricostituendo nuclei di attivisti. Ora che è in corso una nuova ondata di proteste in tutto il Paese, qualcosa che in Iran non si era visto da otto anni, la risposta del regime è ancora quella della repressione. Quasi tutti i miei amici sono stati arrestati nell’ultima settimana e di alcuni di loro nessuno ha più notizie.

Ho lasciato Teheran dopo che la mia famiglia ha ricevuto una telefonata da agenti del servizio di intelligence, che hanno chiesto di me e detto che mi sarei dovuto presentare a un loro ufficio «per informazioni». È il loro sistema, che ormai conosciamo bene. I passi successivi sono arresto e carcere. Ora mi trovo in un’altra città, ma so che potranno trovarmi e arrestarmi in qualsiasi momento.

Il movimento attuale è basato su lavoratori, persone esasperate dalla povertà e studenti. Le loro sono motivazioni in parte diverse, ma che confluiscono. Molti dicono «Vogliamo le nostre vite, libertà, giustizia», altri chiedono «Pane e libertà». Il governo però non è in grado di fornire né libertà né pane. Non solo non c’è giustizia, ma tutto il sistema di potere è caratterizzato da un’enorme corruzione, senza alcuna trasparenza sui fondi. Abbiamo milioni di persone che vivono in condizioni miserabili mentre i clericali al potere e le organizzazioni del regime usufruiscono della ricchezza del Paese, e questo ormai è chiaro a tutta la popolazione. Inoltre il regime non rispetta affatto nemmeno le proprie leggi. Noi lo definiamo un regime totalitario e di apartheid, dato che a causa della sua interpretazione della religione impone separazione fra uomini e donne, oltre che discriminazioni fra nazionalità ed etnie; e non lascia nessuna via legale per ottenere il rispetto dei diritti.

Noi vogliamo sostenere tutti coloro che si battono per il cambiamento, non solo le organizzazioni di studenti. Le nostre comunicazioni sono spesso controllate o interrotte: usiamo diversi canali, sapendo che possiamo essere intercettati. So che sarò di nuovo arrestato, ma la mia richiesta a voi non è di aiutare me. Siate la nostra voce nel mondo. Noi continueremo a batterci per i diritti, la giustizia, la fine della corruzione e delle discriminazioni. Fate sentire al regime che non siete dalla sua parte, ma dalla parte di chi lotta per la libertà.