In tempi in cui la politica ama quasi nascondersi da se stessa, avere un rettore in lista è quasi d’obbligo. È una verniciata di società civile che però assicura anche quel pedigree di autorevolezza e competenza che i partiti cercano per sfidare lo scetticismo degli elettori. Com’ è stato nell’ultima legislatura dove i docenti universitari erano 62, compresi diversi rettori. I 5 Stelle hanno questa esigenza più di altri e infatti Luigi Di Maio si sta dedicando a un pressing senza sosta sulle università, a caccia di professori, illustri luminari, ricercatori, scienziati che possano funzionare da vetrina per i collegi uninominali. Il casting è partito molti mesi fa e avrebbe dato i primi frutti.

All’Università di Torino, da giorni, non si parla che della candidatura del rettore Gianmaria Ajani con i grillini. Dal M5S confermano l’apprezzamento ma anche che ancora Di Maio non ha sciolto le riserve sui nomi. Il candidato premier sarà a Torino sabato, ieri era a Genova per una visita all’Iit, il prestigioso Istituto italiano di ricerca guidato da Roberto Cingolani, molto stimato da Matteo Renzi che lo avrebbe voluto sindaco del capoluogo ligure. L’Iit fu oggetto di interrogazioni del M5S ma oggi, per Di Maio, è diventato «un modello di eccellenza». Prima di scendere a Genova, però, Di Maio si è ritagliato una cena a Milano con un professore vicino a un altro rettore che da tempo è nel cuore dei grillini. Gianluca Vago, il Magnifico dell’Università di Milano, fu il nome che, con il beneplacito e la stima della Casaleggio Associati, il M5S avrebbe voluto spendere come candidato sindaco nella disperata sfida per il dopo-Pisapia. In realtà il rettore era corteggiato anche da altri partiti, tra cui la Lega Nord, e dopo le insistenti voci sulla stampa fu costretto a replicare: «Intendo portare a compimento il mio mandato fino a scadenza naturale». E il mandato scade nel 2018. Una perfetta coincidenza.

Anche a Torino i rapporti fra il numero uno dell’Università e i 5 Stelle sono sereni. Ajani, nell’ultimo anno e mezzo, ha imparato a stimare la sindaca Chiara Appendino: ne apprezza l’aplomp, e anche la resistenza agli attacchi che, dal caos di Piazza San Carlo in poi, si sono fatti più violenti. E anche con la giunta il dialogo procede, a partire da Paola Pisano, l’assessora all’Innovazione che arriva proprio dall’Università. Il primo contatto con Di Maio è avvenuto nell’Aula d’Onore della School of Management: si parlava di immigrazione nei giorni delle polemiche sulle Ong, e in quell’occasione il leader del M5S aveva sfoderato toni soft sull’immigrazione: «Per risolvere il problema - aveva detto - bisogna essere europeisti». Si era parlato anche di un futuro governo pentastellato e Di Maio, proprio di fronte al giurista, aveva aperto con forza alla società civile: «Non mi appassiona il tema interni o esterni, agli italiani interessano persone che sappiano governare bene, con competenze e una storia personale che ne dimostrino la credibilità. Vogliamo attingere alle migliori energie e competenze del Paese». Parole che, oggi hanno un significato più limpido.

I 5 Stelle stanno sondando nomi eccellenti, apprezzati sul territorio, e in grado di coinvolgere anche l’elettorato di centrosinistra che, di fronte allo scenario di rivedere Silvio Berlusconi al governo, punterebbe sul M5S, l’unico in grado di tallonare il centrodestra. Quello di Ajani, giurista, solide radici a sinistra coltivate senza mai cercare incarichi pubblici, sembrerebbe un identikit quasi perfetto. Dal 2013 al vertice dell’ateneo di via Po, ha portato l’università a risultati eccellenti. Interpellato, il rettore risponde: «Ho un impegno in Università e lo porto avanti, con impegno, fatica e soddisfazione». E le possibili proposte? «Mi onora che ci sia questo pensiero». La porta alla politica non è chiusa: «Il mandato scade nel 2019, a quel punto si vedrà».

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