Il Consiglio centrale palestinese chiederà all’Olp, la maggior organizzazione politica, di sospendere il riconoscimento dello Stato di Israele. Se la richiesta - resa nota dal presidente del Consiglio Salim Zaanoun - sarà accolta, i palestinesi di fatto romperanno gli accordi di Oslo del 1993, che avevano come fondamenta il riconoscimento dello Stato ebraico in cambio della nascita di uno Stato indipendente palestinese.

Verso la fine degli accordi di Oslo

La decisione arriva dopo una riunione di due giorni a Ramallah che ha visto i principali leader politici palestinesi (eccetto gli islamisti) riuniti per un “cambio di strategia” deciso dal presidente dell’Autorità nazionale Abu Mazen dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte di Donald Trump. Il leader palestinese ha attaccato con toni durissimi Israele, gli Stati Uniti e anche alcuni alleati arabi, a partire dall’Arabia Saudita.

Lo “schiaffo” da americani e sauditi

Abu Mazen ha rivelato che nel piano americano-saudita lo Stato palestinese avrebbe dovuto accettare come sua capitale Abu Dis, un piccolo sobborgo a Est di Gerusalemme e che lui ha rifiutato perché lo ha considerato uno “schiaffo”. Abu Mazen non intende più partecipare a negoziati con la mediazione dell’America e punta ad abbandonare gli accordi di Oslo e la stessa Autorità nazionale, nata come governo provvisorio in vista della nascita dello Stato indipendente.

La posizione di Al-Fatah

Abu Mazen ha anche accusato Israele di condurre “una politica di colonizzazione” che in realtà non ha “niente di ebraico”. Ora il raiss vuole porsi davanti alla comunità internazionale come “Stato sotto occupazione” e cercare altre vie per il riconoscimento. Un dirigente di Al-Fatah, il partito di Abu Mazen, Azzam al-Ahmad, ha precisato che «Israele ha messo fine a quegli accordi quando ha rioccupato la Cisgiordania e ha cessato di rispettarne le intese». Al-Ahmad ha anche polemizzato con Hamas e la Jihad islamica, che non hanno partecipato alla riunione di Ramallah.

La reazione dello Stato ebraico

Secca la reazione di Israele. Per il presidente Reuven Rivlin «quello che abbiamo sentito ieri da Abu Mazen è terribile: è tornato indietro a idee da lui espresse decenni fa, per le quali anni fa fu accusato di antisemitismo e di diniego dalla Shoah». Ancora più duro il premier Benjamin Netanyahu: «Ho sentito l’intervento di Abu Mazen: ha gettato la maschera, ha svelato in pubblico la semplice verità che io da anni mi sforzo di inculcare, ossia che alla radice del conflitto fra noi e i palestinesi c’è la loro costante contrarietà a riconoscere lo Stato ebraico, entro qualsiasi confine».

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