Sono sempre stato convinto che per un politico debba venire prima il bene del territorio, quindi porterò a termine il mio mandato». Non è una gran notizia, quella che il presidentissimo infila in un comunicato per spiegare che non si candiderà alle politiche del 4 marzo: Emanuele Ramella Pralungo, anche volendo, non avrebbe potuto correre, perché il Pd l’ha appena vietato ai presidenti. Dato in pole position fin dall’estate, quando diceva che in fondo poteva anche dimettersi, dopo la missione compiuta di aver salvato la Provincia, Ramella ha cominciato lentamente a sfilarsi: soprattutto, dicono i rivali interni, quando ha capito che non sarebbe mai stato eletto nel collegio uninominale alla Camera, e che quindi è meglio aspettare e provare a diventare consigliere regionale. Pare che fino all’ultimo abbia cercato, invano, un posto al sole. Poi s’è fatto da parte e ha spedito ieri mattina la sua nota, per ribadire che «rinuncia a giocarsi un seggio» a Montecitorio. Non per non decapitare la Provincia, che andrebbe avanti benissimo col vicepresidente, ma per continuare a far pesare il Biellese «sui tavoli regionali e nazionali». L’assenza di Ramella - sostiene Ramella - avrebbe «creato difficoltà al territorio».

REBUS

La vera notizia, così, è che il Pd non sa dove sbattere la testa e chi candidare. Sfumata l’ipotesi del presidente, è difficile trovare volontari disposti a combattere una battaglia considerata persa. Nicoletta Favero dovrebbe restare in pista al Senato, anche se il percorso è tutto a ostacoli. L’altro nome forte è quello di Gianluca Susta, di cui nessuno discute la statura politica. L’attuale senatore, tuttavia, non sembra entusiasta di fare da candidato di ripiego. Spazi a livello nazionale non ne avrebbe trovati. E piuttosto che correre a Biella, oltretutto senza l’appoggio compatto del partito, sembra ben deciso a farsi da parte. Il Pd s’è riunito ieri sera per affrontare l’emergenza, sperando di convincere Gianluca Susta a cambiare idea. Visto che non è facile, si fanno strada le ipotesi delle candidature di bandiera. C’è chi ha lanciato senza successo Dimitri Buzio, fassiniano e dominus del partito biellese. Così il cerino acceso potrebbe passare direttamente nelle mani del segretario Giovanni Boerio, anche se non sembra molto probabile. Prima del summit di ieri sera, Boerio era fiducioso: «Non sono preoccupato in modo particolare e non è vero che siamo a corto di candidati. Ne abbiamo sicuramente, ma vanno scelti con criterio, parlandone insieme. In questi giorni tireremo le fila e sapremo poi darvi qualche indicazione certa». Quanto a Ramella, la sua è stata «una non-candidatura concertata»: resta lì a fare il presidente e poi, l’anno prossimo, si vedrà.

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