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L’elefante indiano accelera la corsa al fotovoltaico

L’elefante indiano accelera la corsa al fotovoltaico
I dati del Bloomberg New Energy Finance confermano il trend positivo dell’energia solare nei paesi in via di sviluppo. Se la Cina fa sempre la parte del leone, l’India però si è messa a correre, in vista degli ambiziosi obiettivi posti per il 2022
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Non accenna a battute d'arresto la corsa alle energie rinnovabili nei paesi in via di sviluppo. E il piede sull'acceleratore, in particolare per quanto riguarda il fotovoltaico, lo hanno soprattutto i giganti asiatici. Parlano chiaro i dati del

, presentati a fine novembre al summit internazionale sull'energia di Shanghai. Nel 2016, secondo il
Climatescope
di Bloomberg, sono stati installati 34 gigawatt di nuova capacità solare in 71 paesi in via di sviluppo e, complessivamente, la capacità solare mondiale è più che triplicata negli ultimi tre anni.

Se la parte del leone la fa sempre la Cina, con addirittura 27 GW di fotovoltaico installati nel 2016, l'India però si avvicina a grandi passi con 4,2 GW. E i dati dell'anno appena concluso promettono anche meglio: a settembre 2017, gli impianti per rinnovabili (non solo solare) commissionati avevano già superato i nuovi progetti per gas e carbone con 10 GW contro 8.
Del resto il governo di Narendra Modi ha annunciato obiettivi più che ambiziosi per quanto riguarda la transizione energetica del Paese. Entro il 2022, l'India vuole arrivare a 175 GW di potenza elettrica da energie rinnovabili (escluso l'idroelettrico di grande scala), così ripartiti: 5 GW da piccolo idroelettrico, 10 GW da biocombustibili, 60 GW da centrali eoliche, 60 GW da solare industriale e 40 GW da pannelli solari installati sui tetti.   

Se la gran parte della potenza riguarda gli impianti su scala industriale, sono però quei 40 GW di fotovoltaico da installare sui tetti delle abitazioni a costituire, secondo Bloomberg, l'aspetto più interessante del piano energetico di Modi, e non solo perché mobiliteranno investimenti per 23 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.

Il gigante indiano ha infatti davanti a sé tre sfide: produrre più energia per una popolazione di oltre 1,3 miliardi di abitanti, il cui consumo pro capite è in costante crescita (+22% negli ultimi quattro anni); abbattere l'inquinamento atmosferico da carbone, che causa più di un milione di morti premature all'anno; garantire l'accesso all'elettricità ai 300 milioni di indiani che tuttora ne sono privi, soprattutto nelle zone rurali. L'ostacolo maggiore è la mancanza di infrastrutture di rete per una distribuzione efficiente e capillare dell'energia. Problema questo a cui ovvierebbero allora, almeno in parte, le microreti e le piccole installazioni solari domestiche, aiutando tra l'altro lo sviluppo dell'agricoltura. Il fotovoltaico sui tetti può sostituire infatti i generatori diesel per l'irrigazione, può essere usato per alimentare trebbiatrici o altri macchinari, per refrigerare e, non da ultimo, per la connessione a internet, fondamentale ad esempio per avere previsioni meteo in tempo reale.

Certo, la bilancia energetica dell'India pende ancora decisamente dal lato dei combustibili fossili, con un mix elettrico composto oggi da un 30% di rinnovabili e un 70% di petrolio, gas e carbone (quest'ultimo è la fonte principale, con oltre il 60% del totale). Ma il governo si è dato l'obiettivo del 40% di fonti rinnovabili entro il 2030. E pare proprio che l'elefante indiano si sia messo a correre.

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