Il coniglio dal cilindro l’ha tirato fuori Ignazio La Russa. Candidare alla presidenza della Lazio Stefano Parisi, romano e mezzo milanese per via dei suoi trascorsi lavorativi, ma soprattutto perché è stato il candidato del centrodestra a sindaco del capoluogo lombardo. Stefano Parisi è il leader del movimento Energie per l’Italia che si è formato con l’ambizione di rinnovare programmi e classe dirigente in questa parte della sfera politica. Non è entrato a far parte di Forza Italia. E nemmeno della quarta gamba di Noi con L’Italia di Lorenzo Cesa e Raffaele Fitto.

Ora la novità della sfida nel Lazio. Qui il centrodestra è rimasto incartato per diversi giorni, alle prese con la candidatura del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Il primo cittadino del paese terremotato non vuole fermare la sua corsa: allo “scarpone” (questo il suo simbolo) gli è stato prospettato un seggio al Senato per rappresentare la sua terra e non c’è stato niente da fare. Allora il centrodestra ha pensato di candidare comunque uno dei suoi. Forza Italia ha messo in campo il recalcitrante Maurizio Gasparri, i Fratelli d’Italia il numero due Fabio Rampelli. Fino a ieri mattina sembrava Rampelli sulla rampa di lancio ed è mancato poco che il suo nome venisse reso pubblico. Poi il colpo di scena.

La Russa ha proposto un personaggio a metà strada tra la politica e la società civile. Stefano Parisi, appunto. Piace a Matteo Salvini, evita a Giorgia Meloni di mandare allo sbaraglio il suo braccio destro Rampelli sotto di molti punti rispetto al favorito sulla carta, l’uscente governatore Nicola Zingaretti. E, soprattutto, va bene a Silvio Berlusconi e Antonio Tajani. Il via libera è stato dato ieri sera da Bruxelles proprio da Berlusconi e Tajani mentre erano a cena con il vertice del Partito popolare europeo. Ha telefono la Meloni è ha prospettato al Cavaliere questa ipotesi. Il leader azzurro ha consultato Tajani al suo tavolo e la cosa sembra sia andata in porto.

Ieri sera dunque le cose stavano così, stamane a Roma il nome di Parisi veniva confermato. Ma nel centrodestra dalle 100 teste tutto va soppesato fino all’ultimo secondo. Rimane sempre il problema Pirozzi.

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