È possibile dire qualcosa di «nuovo» sul rapporto Chiesa-mondo a oltre cinquant’anni dal Concilio Vaticano II? La Gaudium et Spes parla agli uomini e alle donne del terzo millennio? La risposta è positiva alla prima domanda ed è un articolato «sì» per la seconda, seguendo l’analisi di grande attualità che sviluppa Gilfredo Marengo, ordinario di Antropologia teologica presso il Pontificio Istituto Teologia Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia ed esponente del comitato scientifico del Centro Studi e Ricerche Concilio Vaticano II della Pontificia Università Lateranense.

Il volume “Chiesa senza storia, storia senza Chiesa”, in realtà è una riuscita e ampia riflessione sul significato della modernità in rapporto al ruolo e alla presenza della Chiesa nel mondo. Ed è un testo capace non solo di affrontare in termini diversi un argomento centrale; è soprattutto una analisi che finalmente supera gli schematismi progresso-regresso, innovazione-conservazione, tradizione-modernità con cui si legge il Concilio e che sono destinati a ripresentarsi a ogni cambio di pontificato per far perdere tempo prezioso ai fedeli, agli studiosi; utili solo a far scorrere fiumi di inchiostro senza approdare a risultati.

Schemi destinati a venire definitivamente messi nel cassetto dei ricordi (o della storia) mentre avanza la distanza temporale dal Concilio, si fa largo una seconda generazione di sacerdoti (e di vescovi) del dopo Concilio; e avremo anche dei Papi che non hanno vissuto l’evento della importante assise.

Cosa dice allora Marengo? Sia il lettore ad avere il «gusto» di scoprire da solo, pagina dopo pagina, la profondità e la sagacia ermeneutica delle argomentazioni dell’autore. Qui valgono alcuni «indizi».

Il punto di partenza è accettare il «cambiamento d’epoca». Del resto la Gaudium et Spes ha avviato una strada nuova: è un documento ampio, articolato, senza le condanne del passato, che inserisce la Chiesa pienamente nel flusso storico a partire dalla «Rivelazione cristiana» che a sua volta è completamente e da sempre nel grande fiume delle vicende umane.

Un secondo «indizio»: e se potessimo superare la contrapposizione tra verità e storia? Non per relativizzare la verità – come potrebbe dire un miope fondamentalismo portatore di assoluti assolutamente astorici perdendo di vista le persone reali e la loro vita concreta e le società in cui vivono – bensì per riprendere in mano una visione profondamente e pienamente «pastorale». Cioè di crescita nella fede, attraverso la fede. Una fede la cui prima radice è l’incontro con una persona concreta, con Gesù Figlio di Dio e Salvatore dell’umanità. Una presenza viva capace di sfidare la Chiesa a mettersi in gioco nel dialogo con le concrete società in cui vive e si sviluppa.

Pare poco? Certamente no e Marengo lo dice chiaramente. Ma il libro è molto di più: è un viaggio appassionante a partire dal Concilio e dal dopo-Concilio; è un viaggio coinvolgente per ogni autentico credente e una sfida a declinare e rendere ragione della fede ereditata, perché sia possibile viverla e trasmetterla.

Gilfredo Marengo, “Chiesa senza storia, storia senza Chiesa. L’inattuale “modernità” del problema chiesa-mondo”, Studium, Roma 2018

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