È stato liberato ieri sera don Robert Masinda, il sacerdote congolese rapito il 22 gennaio, insieme ad altri cinque operatori della fattoria didattica “Nino Baglieri”, un progetto di formazione per 100 famiglie alle tecniche di agricoltura e allevamento, realizzato a partire dal 2012 nella parrocchia di Bingo (a una dozzina di km dalla città di Beni) grazie ai fondi dell’8x1000 e al gemellaggio con la diocesi di Noto, della quale padre Masinda è stato vicario parrocchiale a Rosolini, nella parrocchia del Santissimo Crocifisso.

La notizia della liberazione è stata confermata da monsignor Laurent Sondirya, vicario generale della diocesi di Butembo-Beni, nel Nord Kivu nell’est della Repubblica Democratica del Congo, che all'agenzia Fides ha detto: «Don Robert Masinda è libero ed è in viaggio per raggiungere il Vescovado... Non l’ho ancora incontrato ma dovrebbe arrivare qui tra poco, insieme all’altra persona che era detenuta con lui». Quattro dei sei rapiti erano stati ritrovati ieri mattina (uno si era liberato, altri tre erano legati e rinchiusi in una capanna) ma del sacerdote e del suo collaboratore nessuna traccia fino alla sera.

Per la liberazione del sacerdote sembra che sia stata pagata una somma di denaro. «Non sappiamo chi sono i rapitori. Purtroppo vista la situazione di povertà di gran parte della popolazione, qualcuno pensa di ricorrere ai rapimenti per ottenere facilmente un po’ di denaro», spiega monsignor Sondirya.

E ricorda che sono ancora nelle mani dei loro rapitori due sacerdoti, don Charles Kipasa e don Jean Pierre Akilimali, prelevati di forza il 16 luglio 2017 nella parrocchia Maria Regina degli Angeli di Bunyuka, nella periferia di Butembo. «Fino ad un mese fa i sequestratori ci permettevano di parlare con loro», rivela, «ora ci dicono che sono vivi ma non ci permettono più di parlare con loro. Speriamo di riuscire a riportarli a casa presto».

Proprio ieri la Conferenza Episcopale italiana aveva lanciato un forte appello per la «immediata liberazione» di padre Masinda e degli altri prigionieri, sulla scia delle parole di Papa Francesco che, a fine udienza generale, ha esortato a frenare le violenze nella Repubblica Democratica del Congo. La situazione sociale e politica rimane infatti tesa nel paese dopo la violenta repressione in diverse città delle manifestazioni organizzate il 21 gennaio dal laicato cattolico per chiedere al presidente Joseph Kabila una dichiarazione con il quale si impegna a non candidarsi alla propria successione in conformità alla Costituzione e al rispetto degli accordi di San Silvestro del 31 dicembre 2016.

 

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