Il presidente yemenita Abedrabbo Mansour Hadi ha ordinato alle truppe a lui fedeli di cessare il fuoco a Aden, dopo che erano divampati scontri che hanno fatto almeno 15 morti e 33 feriti. All’ordine del presidente è seguito quello del premier, Ahmed bin Dagher, che ha affermato di aver dato l’ordine per un cessate-il-fuoco «dopo colloqui con la coalizione araba».

Le forze separatiste avevano occupato il quartier generale del governo di transizione, e ciò aveva spinto Ahmed ben Dagher a denunciare un «colpo di stato» separatista e a invitare la coalizione araba guidata dall’Arabia saudita, presente nella città, ad intervenire per evitare il caos.

Le tensioni tra i separatisti, che sono alleati con gli Emirati Arabi Uniti e il governo, sostenuto dai sauditi, del presidente, sono crescenti. I due gruppi sono stati alleati nei tre anni di guerra civile contro i ribelli sciiti Houthi, sostenuti dall’Iran, ma ora non più. Il premier yemenita ha accusato i separatisti di aver istituito posti di blocco e attaccato diverse caserme militari. L’aeroporto ha sospeso i suoi voli.

Il sud dello Yemen è stato in passato uno Stato indipendente con la ex colonia britannica Aden capitale, dalla sua formazione nel 1967 fino al 1990, quando è stato unificato allo Yemen del nord sotto il leader del nord Ali Abdullah Saleh. Quattro anni dopo, nel 1994, il sud ha lanciato una ribellione separatista, che culminò con l’occupazione da parte delle forze del nord. Le cicatrici di quella guerra sono ancora sentite, e alimentano il sentimento separatista. I separatisti hanno a lungo chiesto la secessione dell’ex Yemen del Sud e il loro sostegno a Hadi non è stato privo di condizioni.

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