In una sola giornata a Ocho Rios, in Giamaica, si nuota fra i delfini e gli squali (grossi e zannuti ma non aggressivi), si visita una piccola Disneyland dei pirati e si risalgono le più belle cascate dell’isola. Il pacchetto, da noi gustato scendendo da una nave da crociera, è abbondante anche se un po’ incoerente, visto che i delfini e i pirati attraggono soprattutto i bambini, mentre risalire 180 metri di cascate sul fiume Dunn è impegnativo sul piano fisico, per carità niente di impossibile, qui si cimentano persone di tutte le età, dai piccoli agli anziani, però tenere d’occhio i bimbi su rocce scivolose nel flusso d’acqua può essere un problema. Comunque pollice alzato, si rientra sulla nave soddisfatti. Stiamo parlando, è chiaro, di una Giamaica per famiglie, sole-mare-natura-animali, non quella del reggae o degli spinelli che (forse) è più associata all’isola nell’immaginario collettivo.

L’esperienza fra i delfini al Dolphin Cove di Ocho Rios permette il contatto con gli animali, fino a nuotarci insieme; è un’attrazione che viene offerta anche altrove, sia in Giamaica, ad esempio a Montego Bay, sia in altri posti dei Caraibi, ma in più in questa specifica località si può fare l’esperienza, meno frequente, di entrare nella vasca con le mante e con certi squali lunghi anche più di 4 metri; questi squalotti hanno una corona di denti micidiale, che però usano (rigorosamente) solo per difesa, quindi basta non molestarli e non succede niente di male. La vicina “Little Port Royal” mira a ricostruire per i bambini la Port Royal storica, capitale della Giamaica (dall’altra parte dell’isola) che è stata per generazioni un covo di corsari.

Nel XXI secolo la cosa più trasgressiva della Giamaica non è la guerra di corsa e non sono neanche il reggae né la marijuana ma la prostituzione eterosessuale maschile con le turiste straniere. Peraltro questo fenomeno è più garbato di quello che si può immaginare: non c’è passaggio di denaro da una mano all’altra, si intrecciano invece delle relazioni per qualche giorno, e alcuni ragazzi del posto condividono le camere d’albergo e i ristoranti con le donne venute da fuori. A volte nascono rapporti che durano negli anni e si rinnovano a ogni stagione turistica.

Per scoprire come funzionano le cose, una signorina del nostro gruppo, un’intrepida giornalista italiana, si è offerta di fare da cavia, e a scopo puramente informativo e socio-culturale ha fatto un giro di due minuti da sola, in un locale affollato, per vedere che cosa succedeva; non ha ricevuto proposte sessuali esplicite, ma in quei soli due minuti le sono stati offerti tre spinelli. Probabilmente l’equivalente locale del drink offerto a una sconosciuta per rompere il ghiaccio.

(Copyright delle prime tre foto Dolphin Cove e delle altre due Jamaica Tourist Board)

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