“C’è solo un aggettivo per definire oggi qualsiasi rigurgito razzista. Osceno”. Usa parole forti la neo senatrice Liliana Segre nell’atrio affollato di studenti all’università Bocconi di Milano. A lei il compito, al fianco del presidente dell’università Mario Monti e del rettore Gianmario Verona, di scoprire la pietra di inciampo a Giuseppe Pagano, architetto che ha progettato l’edificio di via Sarfatti 25. “Saper scegliere è la cosa più importante oggi per i giovani - prosegue - avere il coraggio di schierarsi e di non seguire la massa. Così come ha fatto l’uomo a cui oggi intitoliamo questa nuova pietra. Una persona che decise di schierarsi quando era difficilissimo farlo”. Giuseppe Pagano Pogatschnig, italiano d’Istria, entra nella seconda guerra mondiale da fascista prima di aderire al movimento antifascista ed entrare in clandestinità nel 1943. Catturato, è deportato nel campo di concentramento di Mauthausen dove morirà il 22 aprile del 1945. “Vogliamo ricordare con una pietra d’inciampo un uomo che attraverso le pietre realizzava il proprio ingegno - ha commentato il presidente Mario Monti – un uomo che scelse l’antifascismo fino a subirne le estreme conseguenze“. La speranza è che la targa sia per i giovani un monito per riconoscere anche i più flebili segnali di odio razziale. L’Ateneo milanese ospita 1600 studenti da 80 diversi Paesi del mondo. “Il rispetto delle diversità di cultura e religione è tra i primi valori che trasmettiamo ai nostri studenti - ha spiegato il rettore Gianmario Verona - “l’università ospita una sala di preghiera aperta a tutti, dove non si fa differenza di religione”. La targa d’ottone intitolata a Giuseppe Pagano si trova proprio davanti all’ingresso principale dell’Ateneo. Se soltanto per una volta ciascuno degli studenti si chiederà a chi corrisponda quel nome inciso sulla pietra d’inciampo sarà realizzato il progetto più duraturo. Trasmettere la memoria di quell’orrore passato, perché non si ripeta più. Oltre a ricordare Giuseppe Pagano, la neo senatrice ha usato parole affettuose per il suo stesso padre, orgoglioso di essere stato un bocconiano e di aver conseguito la laurea proprio in quell’Ateneo. Prima di essere deportato ad Auschwitz.

I commenti dei lettori