Sessanta paesi coinvolti e 900 progetti di nuove infrastrutture, per quasi 1.000 miliardi di investimenti: sono i numeri della One Belt One Road, la nuova Via della Seta, che Zhang Gang, del China Council for the Promotion of International Trade, ha illustrato al convegno The New Silk Road for Italy, organizzato nei giorni scorsi a Palazzo Ducale di Genova dal Comune e dal Rina con Baker McKenzie e la Federazione Nazionale Cavalieri Lavoro. Scopo del meeting, analizzare il fenomeno dell’integrazione economica eurasiatica collegato al progetto «Belt and Road Initiative» (Bri), lanciato dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013 con l’obiettivo di sviluppare l’integrazione Eurasiatica attraverso la realizzazione una sistema di infrastrutture articolato in sei corridoi di trasporto via terra e via mare per la circolazione di merci, tecnologie e cultura. Tra le varie iniziative, una è già diventata realtà in Italia: lo scorso novembre è partito da Mortara il primo treno merci diretto in Cina, composto da 17 carri e 40 container. E dal convegno, il governatore Giovanni Toti ha lanciato la proposta di un’unica autorità portuale per fare della Liguria intera il porto di riferimento per la Cina.

«Lo scorso anno - ha ricordato Gang - il Pil cinese è cresciuto del 6,9% arrivando a 13.000 miliardi di dollari, mentre il volume complessivo di import/export è stato pari a 4.280 miliardi di dollari, di cui 2.360 miliardi in export e 1.920 miliardi in import». In particolare,«Nei primi 10 mesi del 2017 gli scambi commerciali Italia-Cina hanno raggiunto il miliardo di dollari, con una crescita del 24% rispetto all’anno precedente». «Gli interscambi cinesi con i 60 Paesi coinvolti dalla nuova Via della Seta - ha aggiunto Gang - nel 2017 hanno raggiunto i 780 miliardi di dollari, e in quegli stessi paesi la Cina ha già investito 50 miliardi in nuove opere, tramite cui verranno creati 180.000 posti di lavoro». Secondo Polo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale intervenuto ai lavori, il porto di Genova può giocare un ruolo nella nuova Via della Seta, diventando la porta d’accesso meridionale per le merci in arrivo dal Far East e dirette nell’Europa centrale, che oggi invece passano esclusivamente per gli scali del Nord Europa. «Oggi la rotta principale passa dal Nord Europa. E’ possibile riuscire a modificarla? Secondo me lo è, ma solo a determinate condizioni. Il nostro porto deve essere in grado di operare sulle portacontainer di ultima generazione da oltre 20.000 Teus e il sistema ferroviario deve poter far viaggiare treni lunghi 750 metri» ha detto Signorini. Anche Marco Donati, General Manager di Cosco Shipping Lines Italy - joint-venture tra la genovese Cosulich e il gruppo marittimo cinese Cosco - ha sostenuto che Genova possa diventare uno snodo della One Belt One Road: «Cosco ha investito nel porto del Pireo, dove il traffico è passato dai 600.000 Teus del 2010, anno del nostro ingresso, agli attuali 3,6 milioni di Teus, e da dove oggi partono 10 treni alla settimana per l’Europa centrale». Si può fare anche in Italia, «se si completano gli investimenti infrastrutturali in corso senza ritardi, di ridurre l’impatto della burocrazia e di rendere più veloci ed efficienti le operazioni portuali».

«Non so dove il governo cinese deciderà di far approdare la Via della Seta in Mediterraneo, ma credo che le rotte andranno verso quei porti che si faranno trovare pronti» ha dichiarato Donati. Ancora meglio, secondo il governatore Giovanni Tori, se non si tratta solo del porto di Genova ma di un’Autorità portuale unica da La Spezia a Savona, il solo sistema portuale che può essere l’interfaccia della Via della Seta. Il presidente della Regione chiede che la prossima legislatura vari «una legge speciale che riconosca la Liguria come porto d’Italia». «Occorre - ha dichiarato Toti - una riforma della governance del sistema portuale italiano, per renderlo più efficiente e più snello, rivendichiamo la specificità della Liguria, che non ha uguali in Italia. Una parte delle accise deve restare in Liguria per permettere gli investimenti sulle infrastrutture. Chiediamo al paese di riconoscere che la Liguria è in una posizione strategica».

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