Ieri Luigi Di Maio era a Londra per rassicurare gli investitori internazionali già definiti da Beppe Grillo dei maiali. Sempre ieri lo stesso Di Maio ha chiuso ogni equivoco e detto che il Movimento è per l’obbligo dei vaccini, tutti. Ora penserete che si voglia fare dell’ironia. Oddìo, l’ironia va sempre bene, ma qui se ne farà poca. È che si notano alcuni cambiamenti fra la campagna elettorale di cinque anni fa, quando Grillo non voleva pagare il debito pubblico, e quella di oggi, in cui Di Maio spiega come conta di ridurlo; allora il Movimento non aveva leader, il leader era la rete nella sua sacrale volontà popolare, oggi il leader è Di Maio e depenna i candidati scelti dalla rete, se non gli garbano, e nomina tutti i capilista; allora si diceva noi al potere e gli altri in galera, oggi Di Maio propone accordi di governo anche a costo di cambiare il programma; allora il Movimento era diverso in tutto, oggi per Di Maio ha idee spesso simili agli altri ma più credibilità per avanzarle; allora l’Europa era un cadavere, oggi per Di Maio rimanerci è un valore; allora c’era il referendum per uscire dall’euro, oggi non c’è più.

Si potrebbe andare avanti, ma basti questo per notare che il Movimento rimane un partito dai tratti eversivi (no alla presunzione d’innocenza, reintroduzione del vincolo di mandato), ma allora era rivoluzionario tendenza Pol Pot, oggi è rivoluzionario tendenza Mastella. Ci si può fare dell’ironia, oppure è solo una buona notizia: da sempre i ribelli vogliono cambiare il mondo, e poi il mondo cambia i ribelli.