L’Egitto ha permesso a Israele di compiere oltre cento raid contro l’Isis nella penisola del Sinai, negli ultimi due anni. I dettagli di questa “guerra segreta” sono stati rivelati da una inchiesta del New York Times. Il rapporto precisa che “droni, caccia ed elicotteri” senza insegne nazionali sono stati autorizzati a colpire in territorio egiziano fin dalla fine del 2015, anche più volte a settimana.

Minaccia per entrambe le nazioni

Il Sinai è tornato sotto il controllo egiziano nel 1979, ma è in gran parte una zona demilitarizzata, in base agli accordi di Camp David. Lo Stato islamico ha stabilito qui una delle sue province, “wilaya”, nel 2014, con centinaia, se non migliaia di combattenti, in parte stranieri, e lo usa come base per colpire in tutto il Nord del Paese e anche per infiltrarsi nella Striscia di Gaza. Rappresenta quindi una minaccia strategica per tutte e due le nazioni.

Aiuto indispensabile

I raid, secondo il NYT, hanno ricevuto l’approvazione dal presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi in persona. Israele, per mascherarli, ha coperto le tracce radar, inviato velivoli privi di insegne, e utilizzato lunghe deviazioni per farli sembrare mezzi locali. Il Sinai è da oltre due anni una zona off limits per i giornalisti, proprio per le difficoltà che incontra il governo del Cairo contro il gruppo jihadista, che continua ad attaccare avamposti militari e obiettivi civili, come chiese copte o la moschea sufi dove lo scorso 24 novembre ha ucciso oltre 300 fedeli musulmani considerati “eretici”. Senza l’aiuto di Israele, hanno rivelato funzionari americani, l’Egitto non sarebbe riuscito a contenere l’offensiva islamista.

Nuova fase dei rapporti con i Paesi arabi

La cooperazione fra le forze armate israeliane ed egiziane segna però una nuova fase dei rapporti fra i due Paesi, che hanno combattuto una lunga serie di guerre fra il 1948 e il 1973. Dopo gli accordi di Camp David, però, l’Egitto è stata la prima nazione araba a riconoscere formalmente lo Stato ebraico e ad avviare normali relazioni diplomatiche. Oggi Egitto e Israele hanno in comune i principali avversari: l’Iran sciita degli ayatollah e l’estremismo jihadista sunnita, incarnato dall’Isis e da Al-Qaeda. Una situazione che sta portando all’avvicinamento anche di altri Paesi arabi allo Stato ebraico.

Negli ultimi due anni Israele ha compiuto oltre 100 raid aerei in Egitto, in media uno alla settimana, con il beneplacito del presidente egiziano Al Sisi. Lo sostengono sette funzionari americani e britannici citati dal New York Times che parla di una «alleanza segreta» tra Israele ed Egitto per combattere i jihadisti affiliati all’Isis che hanno messo a ferro e fuoco il nord del Sinai.

L’intervento militare israeliano, scrive il quotidiano americano, ha consentito al Cairo di riguadagnare un po’ di terreno nella battaglia contro i miliziani che sta conducendo ormai da cinque anni. Dall’altro lato Israele si è assicurato un maggior controllo delle sue frontiere e la stabilità del suo vicino.

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