«La sua è stata la morte di un giusto vincitore sui suoi carnefici». Parola del cardinale Amato. Davanti a circa 3mila fedeli, in un palazzetto dello sport di Vigevano quasi pieno, è proclamato beato Teresio Olivelli, ufficiale degli Alpini nella campagna di Russia, morto nel campo di sterminio di Hersbruck a 29 anni, il 17 gennaio 1945.

La Celebrazione è presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e concelebrata da una quindicina di vescovi, tra i quali quello di Milano monsignor Mario Delpini, quello di Como (diocesi in cui Olivelli era nato, a Bellagio) monsignor Oscar Cantoni, quello di Vigevano (dove era cresciuto) monsignor Maurizio Gervasoni, e quello di Bamberg (l’arcidiocesi bavarese in cui si trova Hersbruck) monsignor Ludwih Schick.

Alla cerimonia sono presenti numerosi alpini arrivati da tutto il nord Italia e gli esponenti delle associazioni di cui Olivelli ha fatto parte, l’Azione cattolica e la San Vincenzo. Ci sono anche l’ex segretario della Cisl Franco Marini e Pierluigi Castagnetti, presidente della Fondazione legata al campo di Fossoli, in cui Olivelli è stato rinchiuso per un periodo prima di essere deportato in Germania. In prima fila il compagno di prigionia Venanzio Gibillini, 93 anni, accanto al nipote Diego Olivelli, figlio del fratello Carlettore.

La Causa di beatificazione, iniziata nel 1987, si è conclusa con il riconoscimento del suo martirio. Nel lager Olivelli si prodigò per dare sostegno materiale e spirituale ai compagni di prigionia. Regalò i suoi unici vestiti a un compagno, offriva il proprio cibo a chi stava male, intervenne per cercare di proteggere un giovane ucraino pestato dai kapo per aver rubato un pezzo di pane. In quest’ultima circostanza venne colpito con un violento calcio al ventre dai suoi carcerieri. Ormai ridotto a un corpo magro ed emaciato, non si riprese più.

«La sua - afferma Amato nell’omelia, come riporta il Sir - è stata la morte di un giusto vincitore sui suoi carnefici. Di fronte alla prospettiva di morte del lager, il nostro beato non si abbatté, anzi reagì energicamente, aiutando i più deboli a non avvilirsi, ma a resistere con coraggio». Olivelli combatté ogni prevaricazione «non con armi letali, ma con quella energia benefica e divinamente invincibile, che è la carità che, come dice l’apostolo Paolo, è paziente, benigna, non manca di rispetto non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». Un modello a tal punto che «a lui facevano riferimento coloro che si trovavano in difficoltà, per essere compresi, protetti e difesi dai soprusi».

Per Gervasoni, Olivelli è un testimone eroico della cristianità, un giovane esempio per i giovani di oggi. Il Vescovo di Vigevano lo dice chiudendo il Rito, come riporta il Sir. Quella di Olivelli «è una chiamata alla santità attuale, una prospettiva di vita cristiana che può orientarsi e incarnarsi in quelle che oggi papa Francesco chiamerebbe le “periferie esistenziali”. Queste realtà hanno bisogno di credenti e uomini di buona volontà che sappiano attraversarle con la luce del Vangelo». Pensando al nuovo Beato «mi viene alla mente l’immagine di cui si serve spesso papa Francesco quando si rivolge ai giovani. Il Papa raccomanda: “Non siate giovani-divano”. È l’invito a non chiudersi in se stessi», che si trova nelle parole dello stesso Beato, il quale scriveva «non devi credere che una vita veramente cristiana sia un viaggio in vagone letto». Aggiunge Gervasoni: «La santità fiorisce nelle zolle dei nostri campi, germina nelle nostre concrete situazioni, respira nelle nostre case, gioca nei nostri cortili, cammina sulle nostre strade».

Monsignor Paolo Rizzi, postulatore, ha spiegato che la Causa del ragazzo nato a Bellagio il 7 gennaio 1916, avviata nel 1987, «è stata dall’inizio impostata su un duplice binario: il riconoscimento delle virtù e il riconoscimento del martirio. Il Congresso dei teologi, celebrato il 17 dicembre 2013, si espresse con una maggioranza di voti favorevoli per dichiarare l’esercizio eroico delle virtù». Allo stesso tempo «decise di sospendere il parere sul martirio, chiedendo al Postulatore dei chiarimenti specialmente in ordine all’atteggiamento dei persecutori nei confronti di Teresio, che ad alcuni teologi non appariva determinato da motivazioni religiose, ma piuttosto politiche».

Allora la postulazione «formulò varie puntualizzazioni riguardanti principalmente le virtù e promuovendo in questo modo un risultato maggiormente affermativo su di esse, concludendo così felicemente il percorso sulle virtù, sancito con la promulgazione del decreto di Venerabilità da parte del Santo Padre Francesco il 14 dicembre 2015».

Spiega Rizzi: «Si preferì, per così dire, incassare il risultato positivo sulle virtù, conseguendo il decreto di Venerabilità, di per sé non necessario nel caso di un martire. Dopo tanti anni dall’avvio della Causa, era sembrato opportuno offrire alla gente, specialmente ai devoti di Olivelli, la gioia di una tappa importante e di un risultato pastoralmente significativo».

Infatti, «nel contesto del Centenario della nascita, la proclamazione di Venerabile ha suscitato diverse iniziative spirituali, formative e divulgative che hanno favorito la diffusione della fama di santità di Teresio, la conoscenza del suo autentico percorso umano e della sua straordinaria testimonianza cristiana». E il riconoscimento dell’eroicità delle virtù «da lui praticate ha offerto, inoltre, un solido fondamento per proseguire la Causa, con più sicurezza e determinazione, non sull’accertamento di un miracolo, ma sulla strada del riconoscimento del martirio per poter dimostrare che esso è l’epilogo di un intenso cammino di fede e di un’esistenza donata totalmente a Cristo».

Nel 2016, intanto, «la Postulazione non ometteva di continuare lo studio sull’evento martiriale e di metterlo in più chiara luce, predisponendo dettagliate puntualizzazioni ai rilievi espressi dai Consultori teologi. Alla luce di tali elaborazioni, la Congregazione delle Cause dei Santi decise di portare a un nuovo Congresso teologico l’esame del martirio del Venerabile Teresio Olivelli». Ciò è avvenuto poco meno di un anno fa «ed ha avuto esito pienamente affermativo: i teologi hanno ritenuto del tutto convincenti le delucidazioni e le deduzioni prodotte, certificando che la morte del Venerabile è un vero martirio, inteso in senso teologico».

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