«Erdogan ha le mani sporche di sangue». Irruzione durante la messa, questa mattina, domenica 4 febbraio, alle 10,30, nella chiesa di San Tommaso in via Monte di Pietà. Una ventina tra filo-curdi e giovani dei centri sociali Askatasuna e Gabrio (otto poi fermati portati in Questura dalla Digos), ha esposto uno striscione di protesta contro il presidente turco, a Roma per visite istituzionali, fra cui il Papa, il presidente della Repubblica e il capo del Governo. Il gruppo ha letto un volantino, poi è fuggito dalla chiesa dopo che un fedele aveva strappato loro di mano lo striscione: «Il Papa e le più alte cariche dello Stato italiano - hanno detto - incontreranno Erdogan, dittatore della Turchia, che da 15 giorni ha lanciato ad Afrin, nella Siria del nord, l’operazione “Ramoscello d’ulivo”: il simbolo di pace dei cristiani per coprire una grande operazione militare con bombardamenti e un importante dispiegamento di forze di terra».

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Prima di fuggire da via Monte di Pietà spargendo vernice rossa sul sagrato della chiesa per simboleggiare il sangue, il gruppo ha terminato di leggere il messaggio: «Ieri la rivoluzione del Rojava ha sconfitto l’ISIS a Kobane e Raqqa, oggi viene attaccata con la complicità di tutte le potenze occidentali». «Quelli che ieri erano eroi ed eroine contro la barbarie - dice ancora il messaggio - oggi vengono massacrati dal secondo esercito della Nato, insieme a migliaia di civili, donne, bambini ed intere famiglie di profughi. Il confederalismo democratico della Siria del nord crede nella convivenza pacifica di tutti i popoli e le religioni: musulmani, Ezidi e cristiani si autogovernano dal 2012 ed oggi muoiono insieme sotto le bombe di Erdogan. Difendiamo Afrin, il silenzio ci uccide!». Insieme alla polizia sono intervenuti i carabinieri della stazione San Carlo e del Nucleo informativo. Gli otto militanti son ostati fermati in piazza della Repubblica: avevano con sé lo striscione, volantini e la vernice rossa utilizzata poco prima.

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