È considerato il pastore «della pace e della misericordia». Oltre che il vescovo «degli ultimi». A 25 anni dalla morte, la vita, la storia, lo spirito e gli «eredi» di don Tonino Bello saranno onorati dalla visita del Papa che ha indetto il Giubileo straordinario della Misericordia, che non smette di invocare di costruire ponti e abbattere muri per arrivare alla riconciliazione in ogni angolo del pianeta e che chiede a gran voce di uscire e andare ad avere cura dei lontani delle periferie geografiche ed esistenziali. Venerdì 20 aprile Francesco si recherà in visita pastorale ad Alessano (Lecce) e a Molfetta (Bari) nel 25/mo anniversario della morte di monsignor Antonio Bello, che è stato vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Lo annuncia il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke.

Monsignor Bello, nato ad Alessano il 18 marzo 1935 e morto a Molfetta il 20 aprile 1993 - di cui è in corso la causa di beatificazione - è stato una figura impegnatissima sul tema della pace e del disarmo. È diventato Vescovo di Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi nel 1982. Tre anni dopo la Conferenza episcopale italiana lo sceglie come successore di monsignor Luigi Bettazzi alla presidenza di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. La sua missione don Tonino la svolge in mezzo alla gente - che a Molfetta tutt’ora lo ricorda con grande affetto - seguendo i dettami del Vangelo. È con i poveri, i senzatetto, gli immigrati, sempre a predicare il dialogo . Testimonia la pace anche recandosi in una Sarajevo ancora in guerra, quale leader spirituale della marcia del dicembre del 1992, pochi mesi prima di morire a 58 anni. 

Da Pax Christi definiscono Bello il «vescovo più straordinario e popolare che la Chiesa abbia avuto dopo il Concilio». È stato «un grande “esploratore di felicità”, un “acceleratore” nella Chiesa postconciliare, capace di gesti forti e parole inequivocabili, che hanno sfidato le convezioni e scosso le coscienze, tanto da rimanere scolpite nel tempo». È stato anche scrittore e oratore «come pochi ci furono nel cattolicesimo italiano degli ultimi decenni», oltre che «un uomo di profonda libertà interiore, noto per il suo impegno nella costruzione di quella che amava definire la “Chiesa del grembiule”, ispirata ai soli valori dell’accoglienza e del Vangelo, che per lui valeva più di qualsiasi referenza, anche politica».

Il 20 aprile il Pontefice si recherà in visita ad Alessano (Lecce) nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, e a Molfetta (Bari), nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi: il programma prevede che il Vescovo di Roma parta in aereo alle 7,30 da Ciampino per atterrare alle 8,20 all’aeroporto militare di Galatina (Lecce), da cui poi ripartirà subito in elicottero per Alessano. Papa Bergoglio vi atterrerà alle 8,30, nel parcheggio adiacente il cimitero, accolto da monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento e dal sindaco di Alessano Francesca Torsello. Il Pontefice sosterà quindi in privato sulla tomba di monsignor Bello e ne saluterà i familiari. Sul piazzale antistante il cimitero incontrerà i fedeli e terrà un discorso.

Il 9,30 il decollo da Alessano per raggiungere Molfetta, con arrivo previsto alle 10,15 nella zona del porto adiacente il duomo, dove il Papa sarà accolto dal vescovo monsignor Domenico Cornacchia e dal sindaco Tommaso Minervini. Alle 10,30 la Messa concelebrata sul porto di Molfetta, da dove il Papa ripartirà poi in elicottero alle 12 per rientrare in Vaticano alle 13,30.

Ecco il commento di Cornacchia: «Oggi la gioia è incontenibile, la preghiera è stata ascoltata e il sogno si realizzerà». Annunciando questa oggi la visita pastorale di papa Francesco, Cornacchia è interrotto dagli applausi dei tanti molfettesi che hanno gremito la cattedrale. Solo dopo può continuare nel suo annuncio dato contemporaneamente nella Sala stampa del Vaticano e nella diocesi di Ugento. Il Vescovo di Molfetta racconta che questo era un desiderio che egli aveva espresso a Papa Bergoglio nel mese di maggio 2017, a Roma, in occasione della assemblea generale dei vescovi italiani quando, salutando il Papa, gli aveva consegnato una lettera in cui gli chiedeva di far visita alla diocesi di Molfetta in occasione del 25esimo anniversario della morte di don Tonino.

La visita «del Santo Padre è un fatto straordinario» - oltre che «un gesto di benevolenza» - per «la nostra diocesi, perché in 2.000 anni di storia, mai il Vicario di Cristo è approdato sulla nostra terra che, nota per le preziose testimonianze della tradizione cristiana, per la bellezza degli scorci naturali e per la gente dal cuore grande, si prepara così ad accogliere la visita di papa Francesco sul molo porto dove, 25 anni fa, in un pomeriggio primaverile, si tennero i funerali solenni di Don Tonino». 

Cornacchia ripercorre le «tante consonanze fra papa Francesco e don Tonino. Che vi fossero è stato evidente sin dall’inizio del pontificato, quando il 6 maggio del 2013, parlando ai rappresentanti dei media, il Santo Padre esclamò, “come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Oltre vent’anni fa queste parole avrebbero dato conforto al Vescovo don Tonino, ormai consumato dal male incurabile a da una vita dedicata agli ultimi». Cornacchia ricorda quando, il 25 novembre 1984, nella cappella maggiore del Pontificio Seminario regionale, don Tonino Bello, parlando al presbiterio pugliese lì raccolto, adoperò per la prima volta l’espressione della «Chiesa del grembiule», espressione del sogno di una Chiesa che tralascia i segni del potere a favore del potere dei segni, in questo caso il grembiule simbolo di servizio e carità. Quella immagine e tanti altri concetti a lui cari, il suo aprire le porte delle canoniche per ospitare i poveri e i senza tetto, sono spesso ripresi ed espressi con semplicità e schiettezza dal Santo Padre nei suoi discorsi».

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