«L’autorità di pubblica sicurezza può comprimere il diritto costituzionale a manifestare pubblicamente, ma soltanto per gravi motivi di ordine pubblico. Motivi che al momento non sussistono». Con queste parole il prefetto di Torino, Renato Saccone, chiudeva il caso scoppiato venerdì attorno ai cortei annunciati in occasione del giorno del ricordo delle vittime delle foibe. «Vigileremo e denunceremo qualsiasi atto o comportamento che sia posto in violazione della legge contro il fascismo e il razzismo».

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Era stato per primo il Partito democratico, insieme all’Anpi, a chiedere di vietare i presidi e i successivi cortei annunciati da Forza Nuova e Casapound davanti alla targa commemorativa di corso Cincinnato, in programma a partire dalle quattro di oggi pomeriggio. Un’ora dopo il passaggio di un’altra manifestazione: quella degli autonomi del comitato Lucento-Vallette antifasciste. Richiesta che aveva già strappato il parere favorevole della sindaca Chiara Appendino, che ieri ha confermato l’appello perché la giornata del ricordo «venga vissuta non come momento dal valore meramente simbolico ma come presa di coscienza di valori comuni». Oggi si vedrà. La questura di Torino, dopo un confronto con il prefetto, ha disposto le contromisure necessarie ad evitare che le commemorazioni possano trasformarsi in occasioni di scontro. I toni tra le parti contrapposte, però, restano alti. Alimentati anche dagli slogan comparsi l’altra notte proprio sui marciapiedi di corso Cincinnato.

«Con buona pace dell’Anpi noi ci saremo!» è la frase che campeggia sulla pagina Facebook di Forza Nuova. «Forti, fieri e disciplinati a ricordare e commemorare il sacrificio dei nostri connazionali, vittime dell’odio partigiano». D’accordo con la decisione del prefetto Saccone anche Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia: «In un paese civile ciascuno deve essere libero di manifestare e di esprimere il proprio pensiero». Più sfumato il giudizio del suo coordinatore nazionale di partito, Guido Crosetto: «In campagna elettorale si strumentalizza tutto. Organizzare una manifestazione del genere è chiaramente una provocazione, negarla significa aiutare chi ci prova. A questo punto, tanto vale lasciargliela fare».

Opposta la posizione di Ezio Locatelli, Partito Rifondazione comunista, che ricorda come a Macerata «il Prefetto, per conto del ministro dell’Interno, vieta di tenere manifestazioni antifasciste in risposta ai gravissimi episodi di violenza fascista e razzista dei giorni scorsi». Divieto bollato come «irricevibile». A Torino, invece, «il Prefetto rimane silente a fronte delle ripetute richieste e sollecitazioni di vietare le ripetute scorribande neofasciste nei quartieri della città. Un atteggiamento doppio che è intollerabile sotto tutti i punti di vista. Com’è possibile? Da una parte si vorrebbe imporre la linea del silenzio a fronte della violenza fascista e razzista, dall’altra si lascia che i fascisti imperversino con le loro squadracce nei quartieri di Torino, così come di molte altre città».

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