Papa Francesco ha nominato questa mattina monsignor Giuseppe Marciante, dal 2009 ausiliare del settore Est della Diocesi di Roma, nuovo vescovo di Cefalù. Succede a Vincenzo Manzella, in carica dal 2009 , che lo scorso 16 novembre aveva concluso il suo mandato per sopraggiunti limiti di età.

Il nome di Marciante era finito sotto i riflettori nel 2015 per aver criticato duramente il “funerale show” di Vittorio Casamonica, uno dei principali boss a capo dell’omonimo clan romano, nella chiesa Don Bosco del quartiere Tuscolano, dove, con il sottofondo della celebre musica di Nino Rota per il film “Il Padrino”, sei cavalli neri trainavano una carrozza funebre con il feretro del defunto e un elicottero spargeva petali di rosa.

La nomina di monsignor Marciante è stata comunicata questa mattina, alle 12, in contemporanea con la Sala Stampa della Santa Sede, dall’arcivescovo vicario Angelo De Donatis nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Apostolico lateranense, sede del Vicariato di Roma . Erano presenti i vescovi ausiliari della diocesi, i parroci prefetti con molti sacerdoti e il personale del Vicariato di Roma.

Nato a Catania il 16 luglio 1951, Marciante ha compiuto gli studi filosofico-teologici presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania. Ha conseguito la Licenza in Missionologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 5 ottobre 1980, incardinandosi nell’arcidiocesi di Catania. Il 1° luglio 1993 si è incardinato nella diocesi di Roma. Nell’arcidiocesi di Catania è stato vicario parrocchiale di Santa Maria in Ognina (1980-1986) e di Santa Maria in Cibali (1986-1987).

È stato poi parroco di San Giuseppe nella diocesi di Albano (1987-1989). Nella diocesi di Roma, infine, è stato parroco di Sa Romano Martire a (1989-2009), prefetto della XII Prefettura (1995-2009), membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio presbiterale diocesano (2008-2009). Dal 1998 al 2009 è stato Assistente nazionale ecclesiastico dell’Associazione dei donatori di sangue Fratres. Nel 2001 è stato nominato cappellano di Sua Santità. Nominato vescovo titolare di Tagora e ausiliare di Roma il 1° giugno 2009, ha ricevuto la consacrazione episcopale l’11 luglio successivo.

Il vicario generale di Roma, subito dopo aver annunciato la nomina, ha ricordato «gli anni belli e fecondi di ministero di don Giuseppe nella nostra Chiesa di Roma» partendo dall’esperienza di giovane parroco della comunità di San Romano Martire al Tiburtino: «Una parrocchia molto abitata che da oltre 20 anni svolgeva tutte le attività in un locale al piano terra di un popoloso palazzo di Portonaccio», dove don Giuseppe «si è rimboccato le maniche immediatamente e ha iniziato a vangare il terreno riattivando percorsi di spiritualità offrendo un forte accento di spiritualità biblica liturgica lavorando con le famiglie la comunità si è animata moltissimo in quegli anni».

De Donatis ha ricordato anche gli anni da prefetto in cui diede il suo «pieno contributo alla stagione della Missione cittadina e del Giubileo, anni che sono confluiti per la parrocchia di San Romano in un momento intenso e rilevante come l’edificazione della nuova chiesa che finalmente dopo anni di attesa coronava il desiderio del popolo di Dio di quel quartiere». Poi ha ripercorso anche i nove anni di episcopato di monsignor Marciante, dal 2009 a oggi, in cui ha ricoperto l’incarico di ausiliare per il settore Est della diocesi di Roma «il più popoloso della nostra città», ha aggiunto, incontrando e servendo «parrocchie con un’altissima densità di abitanti» e accogliendo «sfide delicate provenienti da realtà socialmente complesse».

In questi anni di servizio episcopale, ha aggiunto il vicario generale della diocesi di Roma, il presule ha anche «seguito la crescita dell’Ordo virginum, accompagnando alcune sorelle verso la consacrazione nelle mani del vescovo». E ha concluso: «Il grazie della Chiesa di Roma, don Giuseppe, è pieno soprattutto perché ci hai mostrato sempre come sia bello lavorare insieme e coniugare la diversità delle esperienze nella consapevolezza che il ministero dell’evangelizzazione è il cardine su cui far ruotare la vita di ogni comunità soprattutto in anni di cambiamento e di sfide come quelli che stiamo vivendo nella stagione attuale. Adesso con questa ricca esperienza maturata in questa Chiesa fai un altro esodo. Vai nella Chiesa di Cefalù, ti accompagniamo con il nostro affetto e con la nostra preghiera».

Nel prendere la parola il vescovo Marciante ha ricordato anzitutto le figure che lo hanno «introdotto nell’esperienza romana»: monsignor Salvatore Boccaccio, che «mi ha dato l’incarico di parroco a San Romano»; il cardinale Ugo Poletti, «da cui ho imparato ad accogliere». Ancora, il vescovo Enzo Dieci, «che mi ha incoraggiato nel chiedere l’incardinazione a Roma e nella nascita di “Ain Karim”», la casa famiglia per l’accoglienza di madri e bambini in difficoltà; da ultimo, don Luigi Di Liegro, con l’esperienza della Caritas. Quindi il ricordo del nuovo vescovo di Cefalù è andato al cardinale Camillo Ruini, «da cui ho imparato la pastorale dell’intelligenza», e al suo successore Agostino Vallini, «uomo concreto, da cui ho imparato il saper agire». Ora, ha aggiunto, «veniva il momento più bello con l’arcivescovo De Donatis ma il Signore mi vuole altrove».

Infine, ripercorrendo con la memoria il suo cammino presbiterale, il presule ha ricordato i quattro Pontefici che lo hanno accompagnato. Paolo VI, il Papa «dei miei anni di seminario, anni fecondi di post Concilio». Poi San Giovanni Paolo II, «con l’esperienza del Giubileo» e il «ricordo straordinario della sua visita pastorale a San Romano»; quindi Benedetto XVI, che «mi ha scelto per l’episcopato e con cui ho vissuto l’Anno della fede». Ora Francesco, «che mi ha scelto la sposa: finora sono stato fidanzato».

E a questa nuova “sposa”, la Chiesa di Cefalù, monsignor Marciante ha rivolto un primo saluto. «Chiediamo al Signore che ci guidi con dolcezza» sono state le parole del vescovo, che ha ricordato la professione d’amore dell’apostolo Pietro a Gesù Risorto per ribadire la sua risposta alla chiamata ricevuta: «Per amore del tuo amore, prendo con me questo popolo che attende di essere amato».

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