In Italia la riconferma del capo del Governo dopo le elezioni politiche è storicamente un caso molto raro.

Dal 1994 il sistema elettorale di tipo maggioritario ha dato sempre la vittoria alternativamente a schieramenti di centrodestra e centrosinistra, impedendo la riconferma dello stesso presidente del Consiglio dopo il voto: nel 1994 ebbe la maggioranza il centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, due anni dopo, alle elezioni anticipate del 1998, il centrosinistra guidato da Romano Prodi, nel 2001 prevalse di nuovo Berlusconi, nel 2006 Prodi, nel 2011 ancora Berlusconi.

Nel 2013 per la prima volta dal 1994 non è andato al Governo chi aveva guidato durante la campagna elettorale lo schieramento più votato: cinque anni fa il centrosinistra non è riuscito a ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento e Pierluigi Bersani si è fatto da parte aprendo la strada al governo di coalizione con una parte del centrodestra di Enrico Letta, sostituito poi da Matteo Renzi e da Paolo Gentiloni.

L’unico presidente del Consiglio che sia mai riuscito davvero ad essere riconfermato dopo le elezioni è stato in Italia il democristiano Alcide De Gasperi. Nominato primo ministro dopo le votazioni per l’Assemblea Costituente (che fungeva anche da Parlamento) del 1946, De Gasperi governò prima con alleanze di unità nazionale e poi con schieramenti che escludevano la sinistra. Gu riconfermato anche dopo le elezioni del 1948 e pur cambiando più volte maggioranza (da un’alleanza di quattro partiti fino a un monocolore democristiano) restò al Governo per tutti i cinque anni della legislatura fino alle elezioni del 1953.

Infine, riuscì a guidare anche il primo esecutivo dopo quel voto. Dopo sette anni ininterrottamente a Palazzo Chigi, lasciò la guida del Governo nel giro di pochi mesi dalle elezioni, quando il suo ottavo Governo non ottenne la fiducia. Il suo compagno di partito Giuseppe Pella, che gli succedette, diede il via alla stagione della rotazione dei presidenti del Consiglio democristiani proseguita ininterrottamente fino al 1981, quando a Palazzo Chigi andò il repubblicano Giovanni Spadolini.

Anche un altro democristiano, Giulio Andreotti, riuscì a tornare al Governo dopo le elezioni, a cavallo del voto del giugno 1972, ma fu un caso molto particolare. Andreotti era arrivato per la prima volta a Palazzo Chigi a febbraio del 1972 alla guida di un governo «elettorale», senza maggioranza in Parlamento, che doveva solo portare il Paese al voto delle prime elezioni anticipate della storia del Paese. Tornò a Palazzo Chigi dopo le elezioni alla guida di una maggioranza con liberali e socialdemocratici che durò poco più di un anno, prima che cominciasse la stagione del centrosinistra, con la partecipazione anche del Partito socialista al Governo.

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