«La situazione dell’Embraco sta precipitando: 500 lavoratori e relative famiglie corrono il rischio concreto di perdere ogni prospettiva lavorativa». Così l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che annuncia per il prossimo 6 marzo un incontro di preghiera, presso il Duomo di Chieri (Torino) «per esprimere solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti in situazioni di fatica».

Parlando della situazione dello stabilimento di Riva di Chieri, monsignor Nosiglia osserva: «Abbiamo assistito ai vari tentativi di dialogo fra le parti sociali, le istituzioni e l’impresa, senza che questi abbiano avuto un esito positivo per i lavoratori coinvolti». Ed ancora: «Ho incontrato nel mese di gennaio i lavoratori dell’Embraco, come incontro tutti i lavoratori che me lo chiedono, perché ritengo sia preciso dovere, mio e della Chiesa, condividere - dall’inizio e fino in fondo - le situazioni di pesante difficoltà. Li ho incontrati senza preoccuparmi troppo della tempistica, né delle ricadute mediatiche e diplomatiche».

Ai microfoni di Radio Vaticana Italia, il presule ha rincarato la dose: «Licenziare in questo modo 500 operai, senza accettare in pratica nessuna possibilità di soluzione, anche parziale a questo problema gravissimo, mi pare che oltre a essere un’ingiustizia sia anche un fatto disumano». Secondo il vescovo, «appare con chiarezza che in questo caso l’interesse primario dei dirigenti non siano il lavoro e tanto meno i lavoratori, ma il profitto, per cui tutto viene sacrificato per perseguire questo obiettivo. Questo - ricorda - è molto grave, perché come ci ha ricordato lo scorso anno il Papa a Genova, l’imprenditore che licenzia i propri operai svende la loro dignità ma poi svenderà la sua. Il lavoro è un diritto umano e senza il lavoro non c’è dignità, giustizia e speranza».

Un concetto ribadito dal presule anche su Radio InBlu, il network delle radio cattoliche della Cei: «Ciò che interesse all’azienda è solo il profitto. E questo è veramente un discorso inumano e ingiusto», ha chiosato Nosiglia. «Sono rimasto molto meravigliato perché pensavo che le trattative con il governo e le forze sociali ottenessero un risultato migliore. L’azienda si è invece dimostrata chiusa in tutti i modi, facendo capire che dei lavoratori gli interessa poco».

«Credo che sia ancora possibile - ha proseguito - un barlume di buonsenso. Di fronte a certi situazioni difficili si è sempre trovato un accordo. La strada dell’Europa che vuole intraprendere il governo mi sembra importante perché queste aziende hanno molte entrature europee. Bisogna arrivare a dare una risposta appropriata a questi 500 operai». Anche perché, ha sottolineato l’arcivescovo «tante famiglie stanno vivendo una tragedia. E la Chiesa davanti a questo non può restare indifferente. Come comunità cristiana ci stiamo attrezzando per iniziative forti e partecipate. Faremo una celebrazione invitando tutte le comunità del territorio. Ci sono famiglie con entrambi i genitori impiegati alla Embraco che oggi sono sul lastrico».

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