È stato ricoverato per complicazioni di salute l’arcivescovo Charles Scicluna, inviato del Papa in Cile per raccogliere ulteriori nuove informazioni sulla vicenda che coinvolge il vescovo di Osorno, Juan Barros, accusato di coprire gli abusi del suo mentore spirituale padre Fernando Karadima. Scicluna da giorni accusava un malessere ma solo ieri ha deciso di farsi ricoverare nella Clinica UC San Carlos (Apoquindo) di Santiago per sottoporsi a dei controlli, come riferito dal portavoce dell’episcopato cileno, Jaime Coiro.

Il sito specializzato Il Sismografo - che cita fonti di Santiago del Cile - riferisce che il presule è stato operato d’urgenza alla cistifellea: al prelato maltese sono stati rimossi calcoli che bloccavano il funzionamento della ghiandola. L’operazione è andata bene e Scicluna, secondo le prime previsioni mediche dovrebbe riprendere le sue attività al massimo tra dieci giorni.

Appare a questo punto molto probabile una riformulazione della missione. In un primo momento sembrava che i colloqui con le vittime e i testimoni sarebbero stati momentaneamente condotti da padre Jordi Bertomeu, sacerdote spagnolo della Congregazione per la Dottrina della Fede che accompagna l’inviato papale in Cile, aiutato da altri presbiteri, presso la Casa delle Pontificie Opere Missionarie.

Ieri Scicluna aveva incontrato separatamente due vittime degli abusi di Karadima, James Hamilton e José Andrés Murillo. Solo Hamilton ha voluto parlare ieri con i giornalisti cileni dopo l’incontro con l’arcivescovo di Malta; Murillo, il primo a rendere pubbliche le accuse contro Karadima, ha preferito non avere alcun contatto con la stampa.

Sempre Il Sismografo fa notare che finora non si è fatto vivo Fernando Batlle, la quarta vittima del parroco di El Bosque, il quale, dopo un certo tempo, si era distaccato dal gruppo per continuare la sua lotta in una posizione più defilata. Batlle non ha mai ritirato le sue accuse contro Karadima, Barros e i cardinali Ricardo Ezzati e Francisco Javier Errázuriz che, diceva, non lo hanno mai ricevuto in udienza né hanno mai risposto ad una delle sue mail.

Contro Ezzati, salesiano, attuale arcivescovo di Santiago (in regime di proroga), ed Errázuriz, emerito della capitale e membro del C9, ha puntato il dito anche James Hamilton, ribadendo ieri quanto già affermato in precedenza da Murillo e da Juan Carlos Cruz, la terza vittima che ha incontrato Scicluna a New York lo scorso sabato 17 febbraio. E cioè che i due cardinali sono «i grandi manovratori che fin dall’inizio hanno cercato con ogni mezzo di nascondere le malefatte di Karadima». Essi «hanno fatto disinformazione e non hanno ascoltato ciò che invece dovevano ascoltare. Ezzati ed Errázuriz dicono ciò che vogliono», ha affermato Hamilton, aggiungendo che i due porporati hanno anche «ingannato il Papa».

Gastroenterologo, creatore della Fondazione “Fiducia”, James Hamilton ha riferito inoltre alla stampa che per lui «è indifferente dove e come andrà finire l’inchiesta in corso»: «Posso dire che la riunione con l’inviato del Papa rappresenta uno spazio per l’ascolto e non ho dubbi che i rapporti conclusivi saranno veritieri e adeguati». È importante però, sottolinea, «che la chiesa non sia più nel paese l’impero che è sempre stata. Alla Chiesa qui non preoccupano gli abusi, così come al Papa e ad alcuni cardinali, anche perché molti di loro sono coinvolti in questi casi». «Vogliamo che i reati di pedofilia non cadano in prescrizione e che i nostri bambini siano protetti», ha concluso.

Poco prima degli incontri di ieri, monsignor Scicluna ha incontrato i giornalisti non rispondendo tuttavia ad alcuna loro domanda, ma leggendo un suo breve comunicato in cui, spiegando la missio del suo incarico, ringraziava per la collaborazione la stampa, la Chiesa e il nunzio apostolico Ivo Scapolo, e riportava il saluto e la benedizione di Papa Francesco.

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