Nel cuore agricolo della douce France, pochi giorni fa alcuni borghi sperduti del dipartimento dell’Allier, con vista sul Massiccio centrale, hanno appreso con stupore di essere stati «comprati» dai cinesi: un ricco investitore in arrivo da Pechino ha acquisito d’un botto 900 ettari di campi coltivati a grano. Keqin Hu era all’azione da tempo e brigava nell’ombra dello studio di un notaio locale. «Noi non ne sapevamo nulla – conferma Daniel Marchand, sindaco di Thiel-sur-Acolin, villaggio con poco più di 900 anime -. Non si è fatto vivo nessuno, tanto meno dei cinesi».

Il precedente

Hu aveva realizzato un «colpo» simile nel 2016, quando aveva messo le mani su altri appezzamenti a 230 chilometri a Nord-Ovest da qui, nel dipartimento dell’Indre, ancora a forte vocazione cerealicola. Possiede ormai in Francia duemila ettari. E non è sicuro che si fermi qui. Ma chi è Keqin Hu? Con un patrimonio di un miliardo di dollari, si trova alla guida di un gruppo (Reward) attivo nei settori più diversi, dall’immobiliare alla chimica. Su Internet sono visibili foto di lui che posa nei campi, stretto in improbabili vestiti di pelle. Un po’ goffo, in completo e cravatta, appare all’inaugurazione di un panificio in stile francese, «Chez Blandine», lo scorso 18 dicembre, in una torre avveniristica a Pechino. Sarà il primo di una lunga serie. Lo slogan: «Dal campo francese alla tavola cinese».

Ex generale dell’esercito

Ecco, per lanciarsi nel nuovo business, Keqin Hu ha iniziato a coltivare il suo grano e a fabbricarsi la farina direttamente in Francia, poi trasferita in Cina per sfornare croissant e baguette a uso e consumo di un ceto medio rampante. Solo questo? Christophe Dequidt, consulente nel settore, ha pubblicato un libro (dal titolo «Giro del mondo dei raccolti») sui sistemi agricoli di una quindicina di Paesi, Cina compresa. E a Pechino, due anni fa, incontrò Hu. «Mi disse chiaro e tondo che era un ex generale dell’esercito, riconvertito nel settore privato, ma che voleva agire nell’interesse della patria – racconta Dequidt -. Ha forti legami con il regime». «I cinesi – aggiunge – rappresentano il 20 per cento della popolazione mondiale ma hanno meno del 10 per cento di tutte le terre arabili. Negli ultimi anni si sono già accaparrati il 16 per cento dei campi in Australia. Per loro hanno un valore strategico. E stanno arrivando in Francia». Perché è la grande potenza agricola dell’Europa, soprattutto cerealicola. E perché, a causa della crisi del settore (si suicida un agricoltore ogni due giorni), ci sono campi disponibili e a prezzi che da sempre sono più bassi che altrove. «Nella Pianura Padana si viaggia sugli 80 mila euro all’ettaro – continua Dequidt -, che è la stessa quotazione della Germania o dei Paesi Bassi, mentre in Francia siamo su una media di 15 mila. Per questo stanno comprando i cinesi e forse presto arriveranno i sauditi, mentre altri europei, come belgi e olandesi, lo fanno già da anni».

Agricoltori penalizzati

Per lo specialista il fatto che investa pure Monsieur Hu, come lo chiamano da queste parti, può essere positivo, «ma dipende da quanti ettari comprerà e se sbarcheranno altri cinesi». Intanto, comunque, in Francia è già polemica, tanto più che negli ultimi dieci anni il 20 per cento delle terre è diventato proprietà di società anonime. Tale finanziarizzazione penalizza i giovani agricoltori: per loro tutto è già difficile e ora le quotazioni fondiarie rischiano di lievitare. Nell’Allier Hu avrebbe sborsato tra i dieci e i 12 milioni di euro: all’ettaro siamo tre volte sopra il livello del mercato. In Francia esistono organismi pubblici locali (Safer) che possono esercitare un diritto di prelazione a favore di altri acquirenti nel caso di transazioni di terre (proprio per difendere gli interessi di contadini locali, con meno mezzi a disposizione). Ma la regola vale solo quando si cede un’azienda in toto. Hu, invece, ogni volta ha chiesto di comprare la quasi totalità, ma non tutto, per sfuggire alla regola. Misterioso il nostro Monsieur Hu. E pure molto furbo.

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