Aleksey Navalny rischia di trascorrere altri 30 giorni dietro le sbarre per «ripetute violazioni delle norme sull’organizzazione di manifestazioni di massa». La polizia russa ha fermato e poi subito rilasciato l’oppositore. Ma non prima di avergli notificato l’accusa che gli viene rivolta e per la quale sarà presto giudicato. Navalny ha scritto su Twitter che ben sette agenti gli si sono avvicinati non appena lui ha messo piedi fuori dallo studio dentistico di Mosca in cui si stava curando. «Mi portano da qualche parte», ha poi twittato, e ha pubblicato una foto di se stesso in una camionetta della polizia.

Il fermo di Aleksey Navalny cade a meno di un mese dalle elezioni presidenziali russe, che l’oppositore invita a boicottare dopo che la sua candidatura è stata respinta a causa dei suoi guai giudiziari, che molti ritengono di matrice politica. E tutto fa pensare che il 18 marzo, giorno in cui i russi sono chiamati alle urne, il principale rivale di Putin sarà in galera.

Navalni nel corso dell’ultimo anno ha trascinato in piazza contro il governo russo migliaia di persone. L’ultima manifestazione, non autorizzata, si è svolta il 28 gennaio e ha visto Navalny finire per l’ennesima volta in un cellulare della polizia, salvo poi essere rilasciato nella notte. L’oppositore a inizio mese è però anche stato interrogato perché accusato di «resistenza alle forze dell’ordine» nel corso del fermo.

Oggi i poliziotti russi hanno inoltre fermato il braccio destro di Navalny e capo del suo ufficio elettorale, Leonid Volkov. L’arresto è avvenuto all’aeroporto di Mosca Sheremetyevo, dal quale l’attivista stava partendo per Ufa per un incontro con i sostenitori del blogger anti-Putin. Nello stesso scalo moscovita, la polizia russa ha anche fermato il direttore del Fondo anticorruzione di Navalny, Roman Rubanov, che l’altro ieri è stato condannato a dieci giorni di carcere amministrativo, anche lui per organizzazione di manifestazioni non autorizzate.

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