Una casa acquistata con i ricavi di un traffico internazionale di droga. È questa l’accusa che portò il tribunale a confiscare l’alloggio di Gattinara che pochi giorni fa è stato assegnato al Comune. Il quale potrà utilizzarlo per scopi sociali. Mentre in municipio si pensa a come metterlo a disposizione di chi ha bisogno, probabilmente in collaborazione con il consorzio socio assistenziale Casa, l’associazione per la legalità Itaca di Vercelli, presieduta da Gabriele Cortella, ripercorre la vicenda che ha portato alla confisca dell’appartamento.

L’alloggio si trova in una palazzina di via Faglia 43 ed è stato confiscato a Pietro Pedrana, condannato con sentenza della Corte di assise di appello di Torino il 7 dicembre 1999 per avere acquistato, trasportato e importato da Olanda, Spagna e Marocco ingenti quantità di stupefacenti. I traffici di Pedrana sarebbero iniziati nel 1973 con importazioni di hashish dall’Olanda, tramite numerosi viaggi con quantitativi compresi tra i 5 e i 20 kg, e una volta di 40. Pedrana finanziava le operazioni e partecipava in prima persona. I «viaggi» per importare la droga spesso venivano retribuiti con una porzione dello stupefacente importato. Che era poi rivenduto a Novara e dintorni da Pedrana o attraverso spacciatori in un’attività professionalmente organizzata.

Grazie a questo commercio, Pedrana si era arricchito e aveva comprato una villa a Novara (intestata alla madre), una in campagna e aveva aperto un conto in Lussemburgo intestato alla convivente. Nel 1981 iniziarono le importazioni dal Marocco attraverso la Spagna, sempre con finanziamenti e compartecipazione di Pedrana, per quantitativi tra 50 e 100 kg, con un picco di 150 kg nell’estate del 1989 o 1990, con una frequenza di uno o due viaggi al mese. L’attività proseguì sino al 1995, quando furono emesse ordinanze d’arresto nei confronti di Pedrana e altre dieci persone. Pedrana, rimesso in libertà per un vizio procedurale, fu poi nuovamente arrestato in Spagna ed estradato in Italia dopo un periodo di latitanza.

Il 9 dicembre 1998 la Corte d’appello del tribunale di Novara ha pronunciato l’ordinanza di sequestro per due immobili intestati a Pietro Pedrana e date in uso alla madre. Il 7 dicembre 1999, invece, il tribunale di Novara ordinò la confisca dei beni sequestrati, diventata definitiva il 28 marzo 2000.

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