Nella sua prolusione rivolta ieri ai partecipanti alla conferenza organizzata a Vienna da Kaiciid Dialogue Center sull’importanza del dialogo interreligioso, il patriarca ecumenico Bartolomeo ha sottolineato che il ruolo della religione e l’importanza del dialogo interreligioso sono il «mezzo per combattere la secolarizzazione della società moderna e il fondamentalismo religioso». Ma allo stesso tempo ha ricordato che «la tolleranza senza carità non può risolvere i problemi della pacifica coesistenza».

All’inizio del suo discorso, Bartolomeo ha ricordato che si sono compiuti 70 anni dalla dichiarazione Onu sulla libertà di coscienza e la fede religiosa, un testo che ha pure sancito la libertà di poter cambiare religione o fede, come pure la libertà di esprimere il proprio credo religioso, tramite i propri culti e insegnamenti, insieme alla condanna verso l’intolleranza religiosa e l’uso della violenza nel nome di Dio.

Nonostante l’adozione di queste dichiarazioni, che sono state «il frutto delle barbarie della seconda Guerra mondiale», è «davvero triste - ha osservato Bartolomeo - che tuttora esistano molti governi nel mondo che continuano a legiferare per imporre delle pesanti discriminazioni sulle libertà e sulle convinzioni religiose». «Varie informazioni e studi - ha spiegato il patriarca - dimostrano che un cristiano su 12 vive in stato di persecuzione», senza dimenticare le comunità musulmane Rohingyas e Uyghur che vivono rispettivamente in Myanmar e Cina dove sono perseguitate. Preoccupa, inoltre, il rinascere di un certo antisionismo.

I riferimenti a norme e trattati per dare un risposta alla prevaricante intolleranza esistono, ha aggiunto il primate ortodosso, ma «la nostra personale risposta a tutte queste provocazioni di intolleranza è la carità»: «È stato più volte detto che la reciproca tolleranza potrebbe aiutare la nostra pacifica coesistenza. Ma noi siamo convinti che la sola semplice tolleranza verso l’altro esprima una volontà di dominio nei suoi confronti. Se dunque qualcuno deve solo tollerare qualcun altro, ciò significa che questo ultimo è di poco valore. Questa una grande illusione. Si deve passare dalla tolleranza alla carità».

«La carità - ha proseguito Bartolomeo - è qualcosa di superiore, perché quando si abbraccia l’altro con il sentimento di carità, significa dargli il benvenuto come un nostro vicino. Soltanto allora possiamo dire che abbiamo posto le fondamenta della nostra pacifica coesistenza, come ci insegna la parabola del Buon samaritano. Solo la carità supera le umane possibilità, perché è un dono di Dio. Ciò significa che occorre superare noi stessi, le nostra volontà, ed accettare le sfide di Dio». Ci vuole, insomma, «un continuo esercizio nel tempo della nostra fede, nella preghiera e nella vita spirituale».

«Il contributo della religione è importante per poter superare la crisi che colpisce il mondo attuale», ha sottolineato ancora il patriarca di Costantinopoli, perché «la religione è forza spirituale ben radicata nelle nostre coscienze, che influisce nei nostri pensieri e cuori, i quali contribuiscono allo sviluppo dei grandi valori alla saggezza e alla pace».

Tutto questo è messo a rischio dalla secolarizzazione della società «con il conseguente emergere dei soli valori materiali, la totale indifferenza e il fondamentalismo religioso». Quest’ultimo «sicuramente non appartiene all’essenza della religione, ma è espressione di un certo bigottismo religioso», come è stato detto al recente Sinodo pan ortodosso.

Le religioni, ha pertanto esortato il patriarca, «devono tutte insieme resistere e opporsi alla continua crescita della secolarizzazione e al fondamentalismo religioso, usando lo strumento del dialogo interreligioso e della solidarietà umana». Dialogo interreligioso che, ha precisato, «non significa rifiuto della nostra fede, né indebolimento della nostra identità religiosa, ma è fonte di arricchimento che aiuta al cambiamento di certe mentalità e comportamenti. Secondo la visione cristiana l’essere umano non è cittadino del mondo, ma viene chiamato ad essere cittadino dei Cieli».

I commenti dei lettori