Ospite in città per due giornate, Piera Aiello, vedova del figlio di un boss e testimone di giustizia con il giudice Paolo Borsellino, incontrerà gli studenti e il pubblico biellese nel corso di una serie d’incontri organizzati dall’associazione Libera. Tra oggi e domani sono infatti in programma otto diverse conferenze in cui l’ospite porterà la sua testimonianza a circa 1100 studenti, appartenenti a una cinquantina di classi delle scuole medie inferiori e superiori, che da tempo si stanno preparando sulla sua storia.

Questo appuntamento è infatti inserito nel progetto «Muse alla lavagna» che, promosso dalla Fondazione Crb, offre proposte educative e di approfondimento in vari ambiti, dalla storia all’attualità, dalla arti al sociale. Fra i numerosi progetti proposti, c’è anche il «Laboratorio sulle mafie» curato da Libera Biella, un percorso che ha cercato di affrontare questo tema complicato attraverso momenti di studio e approfondimento, in vista della ricorrenza del 21 marzo, «Giorno della memoria delle vittime innocenti delle mafie». Per prepararsi all’incontro, gli studenti hanno letto e commentato alcuni brani tratti dal libro «Maledetta mafia» scritto da Piera Aiello con Umberto Lucentini. Domani alle 21 a Palazzo Gromo Losa è prevista anche una conferenza aperta a tutta la cittadinanza.

Giovane moglie di Nicolò Atria, a sua volta figlio di Vito Atria, un mafioso di Partanna (Trapani), dopo l’assassinio del suocero nel 1985 e del marito nel 1991, Piera Aiello incontrò Paolo Borsellino: fu lui a metterla di fronte a uno specchio e a porle la domanda che le ha fatto compiere la scelta radicale di diventare «testimone di giustizia». La sua storia s’intreccia con quella di Rita Atria, la cognata che a sua volta, a 17 anni, decise di ribellarsi al sistema mafioso. In seguito Rita non riuscì a sopportare il dolore della strage di Via D'Amelio, dove 19 luglio del 1992 fu ucciso il giudice Borsellino con cinque uomini della scorta, e si tolse la vita.

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