Si è conclusa la missione dell’arcivescovo Charles Scicluna in Cile, dove era stato inviato dal Papa per indagare e raccogliere ulteriori elementi sul “caso” del vescovo di Osorno, Juan Barros, accusato di aver coperto i crimini di abusi di padre Fernando Karadima, suo mentore spirituale. In circa due settimane, cominciando con una tappa a New York, l’arcivescovo di Malta ha ascoltato i testimoni non solo delle vicende legate a Karadima e Barros ma anche di altri casi di pedofilia avvenuti nelle diocesi cilene; nella capitale Santiago si è intrattenuto qualche giorno in più per ristabilirsi dall’improvviso intervento chirurgico subito la scorsa settimana.

Oggi ha fatto quindi ritorno in Vaticano. Alla vigilia della partenza, ieri, ha incaricato il portavoce della Conferenza episcopale cilena (Cech), Jaime Coiro, di rilasciare alcune dichiarazioni. Scicluna ha così fatto sapere che il recupero post-operatorio è stato molto soddisfacente e che, in questi giorni di convalescenza trascorsi nella nunziatura, ha avuto la possibilità di incontrarsi con alcune persone che ne avevano fatto richiesta, sia per riferire elementi sul caso Barros sia per parlare di altri fatti legati ad abusi.

Con l’aiuto di padre Jordi Bertomeu, officiale spagnolo della Congregazione per la dottrina della fede, che ha condotto alcuni incontri durante il ricovero, prossimamente il prelato maltese farà il punto sui vari colloqui avuti e consegnerà al Papa quanto emerso durante la sua missione nel paese sudamericano. Il portavoce dei vescovi ha espresso a nome del presule maltese anche la gratitudine «per il clima di dialogo sereno, la buona attitudine all’ascolto e la fiducia» che ha caratterizzato gli incontri e ha confermato che il Comitato permanente della Cech ha avuto un colloquio con padre Bertomeu.

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