Nell’epoca di internet, del 2.0, dei tweet e del flusso continuo di news (spesso “fake”) l’uomo è ancora interessato alla salvezza cristiana? «Certamente sì, la nostra esperienza ci insegna che ciascun uomo è alla ricerca della propria realizzazione e felicità». Ne è sicuro il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Luis Francisco Ladaria Ferrer, che oggi in Sala Stampa vaticana ha presentato il documento Placuit Deo indirizzato dall’ex Sant’Uffizio a tutti i vescovi della Chiesa cattolica e dedicato ad «alcuni aspetti della salvezza cristiana».

Proprio sul web, ha spiegato il prefetto, si corre il rischio di alimentare e far proliferare le due «antiche» eresie del pelagianesimo e dello gnosticismo, ripresentatesi in nuove forme come «autosufficienza nel salvare sé stessi» e «isolamento» da quella dimensione comunitaria fondamentale nel processo salvifico. Una sorta di «salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo».

Osservando queste «trasformazioni culturali», diciott’anni dopo la pubblicazione della Dominus Iesus, firmata nel 2000 dall’allora prefetto della Dottrina della Fede Joseph Ratzinger, «diversi Teologi hanno chiesto alla Congregazione di approfondire alcuni aspetti già enunciati in quella dichiarazione, suggerendo un nuovo documento circa la salvezza cristiana», ha spiegato Ladaria. 

Dunque non una «iniziativa diretta» del Papa, il quale ha tuttavia approvato il 16 febbraio scorso la pubblicazione della Lettera - decisa nella Plenaria della Congregazione dal 23 al 26 gennaio 2018 - chiedendo «di pubblicarla quanto prima».

La genesi di Placuit Deo non è pertanto strettamente legata a questo pontificato: «Non c’è nessuna ragione speciale di pubblicarla ora, in questo momento piuttosto che in un altro», ha sottolineato l’arcivescovo spagnolo, «lo abbiamo fatto quando (il documento, ndr) era maturo e pronto. L’iter della preparazione è stato molto lungo: lo studio interno, i pareri dei consultori, le approvazioni finali dei cardinali membri della Congregazione per la dottrina della fede, l’approvazione del Santo Padre». 

Oggi, quindi, la presentazione al mondo con l’obiettivo di «combattere questi riduzionismi, perché ricordano vecchi problemi anche se non li riproducono. Sarebbe impossibile a secoli di distanza…», ha affermato monsignor Ladaria. Ma in che modo li riproducono? «Esempi concreti di pelagianesimo e gnosticismo non ne diamo, non è nostro compito», ha chiarito, «non si vuole puntare il dito» contro qualcosa o qualcuno, ma semplicemente mettere in guardia da queste «pericolose tendenze» della «autosufficienza» e dell’«isolamento» e ribadire che «non c’è che un Salvatore: Cristo».

Ovvero «l’universalità salvifica di Cristo» che era «il punto fondamentale» della Dominus Iesus. La Lettera presentata oggi è, infatti, perfettamente «in linea» con la Dichiarazione del 2000: «Non c’è nessun cambiamento, nessuna confutazione», ha rimarcato Ladaria. 

Ciò che si desidera ottenere tramite questo testo, ha incalzato monsignor Giacomo Morandi, segretario della Dottrina della fede, è di «aiutare i credenti a riscoprire la bellezza, il fascino di appartenere alla Chiesa, che è l’essenza di tutto il cammino di evangelizzazione», tenendo presente che «nessuno è esente da rischi, dai riduzionismi dell’esperienza di fede». 

Si può parlare allora di un approfondimento del magistero della Chiesa che guarda alle esigenze del tempo presente, con un’attenzione particolare alle questioni ecumeniche. Proprio quelle che furono oggetto di forte contestazione della Dominus Iesus. Ma Placuit Deo, ha subito precisato il prefetto Ladaria, «non intende entrare direttamente nelle questioni delle obiezioni che sono state poste in campo ecumenico». 

Il legame è molto più antico e riguarda la seconda parte della Lumen Gentium, la costituzione conciliare in cui si afferma, tra l’altro, che «al di fuori» della Chiesa cattolica «si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica». Il presule ha citato alla lettera queste parole durante la conferenza per ribadire che: «La Chiesa non torna indietro da questa affermazione. Essa è impegnata e lo sarà nell’ecumenismo a partire da questa convinzione». 

Non c’è nessuna questione di «superiorità», ha aggiunto rispondendo ai giornalisti, «che non mi sembra la parola giusta da usare… La Chiesa cattolica sussiste - ecco la parola giusta - nella Chiesa di Cristo. E riconosce volentieri la presenza di elementi salvifici anche nelle altre confessioni cristiane. Sono valori apprezzati. Non facciamo nessuna concessione».

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