Subito dopo pranzo i leader di Liberi e Uguali arrivano alla spicciolata al comitato allestito nel cuore di Trastevere, sotto una pioggia battente. Pietro Grasso ha l’aria stanca di chi ha dormito pochissimo, come i giovani Roberto Speranza e Nicola Fratoianni che lo affiancano. Prima di «prendere atto della delusione per il mancato successo della nostra proposta», il leader di Leu ringrazia il milione e 100mila italiani «che ci hanno votato». In totale fa il 3,4%, poco sopra la soglia di sopravvivenza. E ribadisce la promessa fatta prima del voto: «Proseguiremo il cammino iniziato senza fermarci, con pazienza, umiltà e riflessione. Questo è un progetto in cui crediamo fermamente».

Leu dunque non chiude i battenti e si prepara alla traversata con una micro pattuglia di 14 deputati e 6-7 senatori, queste le stime che arrivano. Una pattuglia di cui non faranno parte big come Massimo D’Alema (nel suo collegio in Puglia poco sopra il 3% e non recuperato nel proporzionale) e Pippo Civati, uno dei fondatori. Per gli altri, a partire da Grasso, Laura Boldrini, Bersani, Speranza, Fratoianni, Vasco Errani, si aprono le porte delle nuove Camere.

Dopo alcune ore l’incredulità prevale ancora sulla delusione: i risultati sono circa la metà dei sondaggi delle ultime settimane. «Non abbiamo saputo intercettare i consensi in fuga dal Pd, che sono finiti travolti dall’onda dei Cinque stelle e della destra», spiega il leader. «C’era nel Paese la domanda di un cambiamento radicale che noi non abbiamo canalizzato, hanno vinto i messaggi più radicali contro la status quo», gli fa eco Speranza, che pure nel suo collegio a Potenza è arrivato vicino al 10% («una magra consolazione», spiega). Altri risultati sopra la media arrivano in Emilia e Toscana, a Bologna il 6%, numeri discreti anche a Palermo (5,8% nel collegio di Grasso).

«Da qui possiamo solo crescere, siamo una start up, meno di tre mesi per far conoscere un simbolo era un tempo brevissimo», dice Speranza. «Abbiamo perso troppo tempo questa estate», spiega riferendosi alla lunga trattativa per costruire una lista con Giuliano Pisapia, poi naufragato. «E’ finita una stagione del centrosinistra non solo in Italia ma anche in Europa», dice Fratoianni. «Servono messaggi più netti, come ha fatto Corbyn nel Regno Unito». I big non sono pronti a rispondere alla domanda sul perché Leu non abbia recuperato i voti dei ceti più disagiati, dei precari, dei disoccupati: «Ci sono molte ragioni», dice Fratoianni.

«Dovremo discuterne a fondo non solo tra noi, ma con tutti quelli che ci hanno sostenuto sui territori. Si apre una lunga fase di riflessione e analisi». Quanto ai rapporti nel nuovo Parlamento, Grasso spiega che «siamo pronti al confronto in Aula». Con il M5S, con il Pd, «non con la destra». I rapporti con i dem nel dopo Renzi? «Discuteremo sulla base delle proposte contro il precariato, per la scuola e la sanità pubblica. Cambiare un leader senza cambiare le proposte non serve a niente», dice Speranza. Che non rinuncia a porre Leu come il seme di «un nuovo campo largo dei progressisti». Ci vorrà tempo. «Il 4 marzo è un punto di partenza, non certo di arrivo».

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