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Clima, se il comparto Gas&Oil non si adeguerà a Parigi, perderà 1.600 miliardi di dollari

Clima, se il comparto Gas&Oil non si adeguerà a Parigi, perderà 1.600 miliardi di dollari
A lanciare l’allarme è il think tank inglese Carbon Tracker che per la prima volta ha elaborato uno scenario basato su un innalzamento della temperatura di 1,75 gradi
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Milleseicento miliardi di dollari buttati al vento. E' quanto rischiano di perdere entro il 2025 i colossi degli idrocarburi se non adegueranno la loro produzione agli standard internazionali decisi degli accordi di Parigi sul clima. Ancora oggi, infatti, le grandi società basano i propri piani industriali sulle politiche di emissioni dei propri governi, anziché sugli obiettivi stabiliti a livello internazionale. A lanciare l'allarme è il think tank inglese Carbon Tracker che per la prima volta ha elaborato uno scenario basato su un innalzamento della temperatura di 1,75 gradi.

”Allo stato attuale – spiega Andrew Grant, senior analyst di Carbon Tracker – le politiche dei governi non sono allineate agli obiettivi di Parigi, ma le cose sono destinate a cambiare. La aziende, però, non hanno capito che il vento sta cambiando e continuano a investire su petrolio, gas e carbone senza rendersi conto rischiano di distruggere valore per i loro azionisti: parliamo di miliardi di dollari. Stanno interpretando male i segnali e investono eccessivamente in progetti marginali di petrolio, gas e carbone basati su un falso senso di sicurezza potrebbero distruggere il valore per gli azionisti del valore di miliardi di dollari«. Il rischio concreto è che l'offerta superi sempre di più la domanda rendendo antieconomici tutti i progetti più costosi.

Carbon Tracker ha quindi confrontato la domanda di combustibili fossili di un mondo che rispetta gli accordi di Parigi (+1,75 gradi) con quella di un mondo a +2,7 gradi valutando i livelli di produzione di petroio, gas e carbone al 2035 e gli investimenti in capitale al 2025.

«I nuovi investimenti in sabbie bituminose – si legge nel rapporto – saranno antieconomici e avrà un futuro solo una piccola parte dei potenziali nuovi investimenti nell'Artico e nel petrolio pesante». I Paesi più esposti con gli Stati Uniti con 545 miliardi a rischio, seguiti da Canada (110 miliardi), Cina (107 miliardi), Russia (85 miliardi) e Brasile (70 miliardi). Per quanto riguarda il gas, sono a rischio 228 miliardi di investimenti futuri: la metà delle potenziali spese future per lo sviluppo del gas europeo – spiega Carbon Tracker – potrebbe essere antieconomica e per almeno un decennio non servirà una maggior capacità di gas naturale liquefatto. La Russia rischia 57 miliardi, gli Stati Uniti 32 miliardi), il Qatar 14 miliardi mentre per Australia, Canada e Norvegia il rischio potenziale arriva a 13 miliardi. Infine, il carbone: a rischio ci sono 62 miliardi (41 per la Cina e 10 per gli Usa), perché nessuna nuova miniera sarà redditizia tranne che in India per sostituire le importazioni. Di certo non sarà necessaria alcuna nuova produzione di carbone da esportazione.

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