Sospettati di inneggiare al martirio, di predicare la fede musulmana per arruolare soldati del Califfo. Sono 16 i predicatori islamici espulsi dal nostro Paese negli ultimi tre anni. Ma la situazione è precipitata, perché dall’espulsione siamo passati agli arresti. Quelli di Foggia e Torino sono la conferma che è cambiata la fenomenologia del problema.

Non siamo più di fronte a imam su cui grava l’ipotesi di un coinvolgimento nelle fila dell’Isis. Ora dobbiamo fare i conti con un pericolo reale: crescono indizi e prove sull’attività di arruolamento di potenziali terroristi. E, inevitabilmente, scattano gli arresti. Al momento gli esperti dell’Antiterrorismo e dell’Intelligence non hanno certezze sul fatto che si tratti di lupi solitari o di esponenti di cellule organizzate, ma non viene trascurata l’esperienza maturata negli altri Paesi. Dagli Anni 80 agli Anni 2000, in Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna, la genesi è sempre stata la stessa: i predicatori islamici hanno allevato schiere di terroristi tra gli immigrati di seconda generazione.

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Indagare sui predicatori dell’odio non è semplice, perché a fronte delle 4 moschee ufficiali d’Italia - a Roma, Ravenna, Colle Val d’Elsa, Segrate Milano - ci sono 800 centri islamici che vengono comunemente definite moschee. E poi proliferano le musalla, ovvero le sale di preghiera: luoghi che possono essere garage, capannoni industriali, magazzini, negozi, appartamenti, scantinati. Sono, per una stima approssimativa, oltre il migliaio, ma una mappatura reale, e la relativa presenza dei predicatori in attività, è impossibile da realizzare.

I centri islamici, invece, si appoggiano solitamente ad associazioni culturali. Quello di Foggia è il primo a essere stato chiuso per la pista della radicalizzazione. Mentre in altri 50 centri, negli ultimi anni, l’attività è stata interrotta per questioni puramente amministrative. L’Antiterrorismo della polizia monitora costantemente l’allarme jihad. Finora, dall’inizio dell’anno, sono stati espulsi 29 extracomunitari sospettati di terrorismo, 105 nel 2017.

Gli ultimi arresti dei due predicatori a Foggia e Torino seguono quello di Hafiz Muhammad Zulkifal legato però ad Al Quaeda. Nell’aprile 2015 l’ex imam di Zingonia (provincia di Bergamo) venne arrestato dalla Digos perché formava nuovi terroristi nei luoghi di culto della Bassa Bergamasca e Bresciana. Il blitz portò all’arresto di 18 persone in tutto, accusate di far parte di un’organizzazione fondamentalista vicina ad Al Qaeda su tutto il territorio nazionale, in particolare a Bergamo, Cagliari, Foggia, Frosinone, Macerata, Roma e Sassari. Proprio in Sardegna si trovava la base operativa del network, che aveva in passato pianificato anche un attentato in Vaticano contro Papa Benedetto XVI.

Adesso però il pericolo è più grave. È la volta dei predicatori vicini all’Isis. Su quanta gente possono fare presa? Pescano tra le fasce più disagiate dei musulmani. In Italia ci sono residenti circa 2.520.000 musulmani, pari al 4% di tutta la popolazione. Il 43% ha cittadinanza italiana, mentre il restante 57% ha nazionalità straniera (numeri elaborati dalla Fondazione Ismu in collaborazione con Orim Lombardia, e integrati con i dati aggiornati Istat e del ministero dell’Interno al 1 gennaio 2017).

Ieri, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha presieduto una riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) chiedendo un «ulteriore rafforzamento dei controlli» nelle aree di maggiore afflusso di persone, «nonché verso i luoghi che registrano particolare affluenza di visitatori anche in vista delle festività pasquali». Roma sorvegliata speciale con diecimila agenti in strada in 5 giorni per garantire anche la sicurezza degli eventi religiosi, come la Via Crucis.

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