Un funzionario dell’Ufficio Affari religiosi del governo cinese ha smentito oggi che le autorità abbiano fermato il vescovo “clandestino” (cioè non riconosciuto come tale dal governo) Vincent Guo Xijin la scorsa settimana. Ricostruzioni giornalistiche fantasiose avevano addirittura presentato l’asserito fermo del vescovo come una reazione alla “decisione” (anch’essa presunta) del Vaticano di frenare su un imminente accordo con il governo di Pechino riguardo alle modalità di nomina dei vescovi cinesi.

Più nel dettaglio, lo scorso lunedì 26 marzo alcune agenzie internazionali riferivano che il vescovo Guo, pastore nella provincia cinese sudorientale di Fujian, vescovo cattolico di Mindong riconosciuto dalla Santa Sede ma non dalle autorità cinesi, era stato arrestato e costretto a trasferirsi nella città di Xiamen, a oltre 200 chilometri di distanza dalla sua diocesi, «non per sua volontà».

«Dire che la sua libertà è limitata non è aderente ai fatti», ha affermato oggi in un briefing Chan Zongrong, vice amministratore dell’ufficio Affari religiosi, aggiungendo che il presule nei giorni precedenti la Pasqua aveva accettato un invito a visitare la città di Xiamen da parte del vescovo locale, Giuseppe Cai Bingrui, riconosciuto sia dalla Santa Sede che dagli apparati cinesi.

Come già spiegava Vatican Insider, il 30 marzo 2018, non vi è stato alcun arresto: Guo era presente nella diocesi di Mindong martedì 27 marzo. Il giorno prima, era sorta una tensione in seguito alla richiesta delle autorità civili locali al vescovo Guo di concelebrare i riti della Settimana Santa insieme a Vincenzo Zhan Silu, vescovo che porta il titolo della stessa diocesi, considerato illegittimo da parte della Santa Sede ma che da tempo ha chiesto la piena riconciliazione con il Papa.

L’iniziativa di fare pressione su Guo sembra da attribuirsi alle autorità locali, che già lo scorso anno, prima e dopo la Pasqua, avevano tenuto lontano per venti giorni dalla diocesi il vescovo legittimo – ma non riconosciuto dagli apparati cinesi – per impedirgli di celebrare con le insegne episcopali i riti della Settimana Santa.

Davanti alle notizie che giungevano da Mindong, la Santa Sede ha subito attivato i canali di contatto con le autorità cinesi, per far conoscere la propria preoccupazione per la vicenda.

Dal canto loro le autorità cinesi centrali, tramite il portavoce del Ministero degli Esteri Li Kang, avevano fatto sapere mercoledì 28 marzo di non avere informazioni sulle vicende di Mindong, e confermavano la loro «sincerità» nella scelta di migliorare le relazioni sino-vaticane, cercando un incontro «a metà strada».

Come riferito sempre da Vatican Insider, il vescovo Guo ha potuto celebrare la messa del crisma a Mindong, insieme ai sacerdoti della diocesi, nelle prime ore del Giovedì Santo. Durante il suo briefing di oggi, Chan Zongrong ha anche aggiunto che il vescovo Guo, dopo una negoziazione «con gli ufficiali», è potuto essere presente a Mindong anche il giorno di sabato 31 marzo, in tempo per prendere parte alla celebrazione della Pasqua.

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