Istanbul, Smirne, Efeso, e poi Pergamo, Thyatira, Sardi, Filadelfia. In questi luoghi dove la grandezza dell’epoca classica, ancora visibile e apprezzabile nei monumenti principali, cede il passo alla storia della cristianità, sono approdati ieri circa 70 sacerdoti della Diocesi di Roma per il pellegrinaggio in Turchia organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi, in collaborazione con il Ministero turco della cultura e del turismo, che si concluderà il prossimo 7 aprile.

Culmine della visita, che vede anche la partecipazione di un gruppo di pellegrini dell’Orp, è stata la tappa di questa mattina al Fanar, nel quartiere greco di Istanbul, dove ha sede il patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Lì la rappresentanza del clero romano ha incontrato il patriarca Bartolomeo I al quale il vicario di Roma, l’arcivescovo Angelo De Donatis, ha portato i saluti di Papa Bergoglio, legato al primate ortodosso da una profonda amicizia.

«Domenica ho visto Papa Francesco e mi ha detto di portarvi il saluto affettuoso da parte sua», ha esordito De Donatis, aggiungendo: «Siamo contenti oggi di essere qui. Per noi è una gioia grande torniamo sempre volentieri proprio per risvegliare questa memoria spirituale che ci fa bene per il cammino di sequela di Gesù Cristo». «Noi – ha proseguito il vicario - le siamo veramente grati per il suo esempio e la sua testimonianza di verità e di luminosità che continuamente ci offre. Dio la benedica e benedica il cammino dei suoi fedeli».

Da parte sua Bartolomeo ha espresso gratitudine al «caro fratello» Papa Francesco: «Una profonda comunione di intenti ci ha uniti fin dalla sua elezione, che è proseguita feconda in questi cinque anni del suo pontificato e che ci ha visto uniti in tanti eventi e momenti», ha sottolineato. «I nostri incontri, la nostra comune perseveranza nel ricercare tutte le possibili vie per risolvere le questioni ancora irrisolte tra le nostre Chiese – ha aggiunto – sono stati contraddistinti da un grande rispetto reciproco, da una fiducia e da un vero amore cristiano reciproco. E anche il dialogo teologico internazionale Cattolico-Ortodosso, che ha già dato tanti frutti».

Secondo Bartolomeo, «anche se adagio, anche se alle volte con difficoltà, il cammino verso la unità delle nostre Sante Chiese, è inarrestabile», perché «lo vuole Dio, e perché dobbiamo esser suoi testimoni in questo mondo disinteressato di Dio».

Su tale scia il leader ortodosso ha ribadito l’auspicio di vedere un domani unificate le date della Pasqua (che nelle Chiese ortodosse si celebrerà la prossima domenica 8 aprile), che dal XVI secolo sono differenziate dal calendario giuliano e da quello gregoriano. «Siamo certi che, appena i tempi saranno maturi, le nostre Chiese sapranno con umiltà e disponibilità mettere in atto un progetto comune, e ascoltare l’invito di san Paolo, come un grido che risuona, più che mai urgente oggi, in un mondo globalizzato e mediatico: “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa”», ha detto.

E ha incoraggiato i preti di Roma a portare in tutto il mondo l’annuncio della resurrezione di Cristo: «Dobbiamo farla fonte e cammino della nostra esperienza personale, dobbiamo incarnarla in noi e renderla fruttificante nella vita della Chiesa». «Essere pellegrini – ha concluso - significa essere in cammino per le vie del mondo, significa anche convertirsi per liberarci dagli affanni della vita, per camminare su una via di santità e affidarsi completamente a Dio».

Dopo la visita al Fanar, il viaggio dei preti romani prosegue per le strade e i principali monumenti di Istanbul, l’antica Bisanzio posta in posizione dominante sul Corno d’Oro ed il Bosforo, punto di incontro tra Asia ed Europa; quindi nella Moschea Blu e nella basilica di Santa Sofia, nell’Ippodromo e nella Cisterna sotterranea, nel Gran Bazaar e nel mercato delle spezie.

«Si tratta di un’importante occasione di fraternità per il clero della diocesi del Papa nell’ambito della quale stiamo vivendo l’incontro con la Chiesa delle origini rappresentata dalla comunità di Efeso e dalla vicenda di San Paolo, e l’incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli nel segno della Chiesa di Roma come Chiesa sorella», commenta l’amministratore delegato di Opera Romana Pellegrinaggi, monsignor Remo Chiavarini,

I preti pellegrini, che ieri al loro arrivo hanno visitato il Palazzo Topkapi, antica dimora dei sultani ottomani, giovedì 5 aprile partiranno invece per Smirne e visiteranno Efeso, già luogo sacro nell’antichità pagana per la presenza del Tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo antico, oggi memoria del Concilio omonimo che proclamò la divina maternità di Maria. La visita si snoderà anche in altri luoghi storici come la biblioteca di Celso, il teatro, il tempio di Adriano, la basilica dell’omonimo Concilio.

Non mancherà, sempre ad Efeso, una tappa nella Basilica di San Giovanni dove verrà celebrata la messa, e un appuntamento alla collina degli Usignoli dove si trova il santuario della “Casa della Madonna”, luogo sacro per il cristianesimo che, secondo la tradizione, è l’abitazione in cui la Vergine concluse la sua vita terrena. Il giorno successivo, il 6 aprile, il pellegrinaggio raggiungerà Pergamo, antica città citata nell’Apocalisse di Giovanni come una delle sette chiese dell’Asia Minore; dopo la visita all’acropoli, i pellegrini si trasferiranno nei siti di Thyatira, Sardi e Filadelfia, altre chiese menzionate sempre nell’Apocalisse.

A conclusione del pellegrinaggio ancora una messa celebrata a Smirne presso la chiesa di San Policarpo, discepolo dell’apostolo Giovanni e ultimo testimone dell’epoca apostolica, che assistette al passaggio di Ignazio, vescovo di Antiochia, che si recava a Roma dove avrebbe subito il martirio. Insomma «un pellegrinaggio», conclude Chiavarini, «nel segno della Chiesa indivisa dei primi secoli». Nella speranza che possa tornare tale anche nei secoli futuri.

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