Una statua in bronzo alta 2 metri di San Gregorio di Narek, monaco armeno vissuto nel X secolo, simbolo dell’ecumenismo, dichiarato nel 2015 da Papa Francesco 36esimo Dottore della Chiesa, sarà inaugurata giovedì 5 aprile, alle 12, nei Giardini Vaticani alla presenza del Pontefice. Per l’evento giungerà in Vaticano il presidente dell’Armenia, Serzh Sargsyan, che sarà ricevuto la mattina in udienza privata dal Papa nel Palazzo Apostolico. Subito dopo seguiranno le udienze al patriarca Karekin II, catholicos di tutti gli Armeni, e ad Aram I, catholicos della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia.

Quello di collocare una statua di San Gregorio nel cuore del Vaticano era un desiderio espresso dal presidente Sargsyan durante il viaggio di Papa Francesco «nella prima nazione cristiana» del 24-26 giugno 2016. In quell’occasione il capo di Stato aveva regalato a Bergoglio una statuetta del Santo per ringraziarlo della proclamazione a Dottore della Chiesa, avvenuta il 21 febbraio 2015 e comunicata ufficialmente, con lettera apostolica, il 12 aprile successivo. Lo stesso giorno era stata annunciata solennemente nella Basilica di San Pietro, in occasione della messa per i fedeli di rito armeno celebrata nel centenario del “Metz Yeghern”, il genocidio della popolazione.

Il presidente armeno Sargsyan dona al Papa una statua di Gregorio di Narek (2016)

L’artista autore della statua si chiama David Erevantsi ed è uno dei più importanti artisti armeni viventi. L’opera bronzea è stata realizzata in una fonderia nella Repubblica Ceca ed è stata resa possibile grazie al sostegno finanziario dell’ambasciatore armeno presso la Santa Sede Mikayel Minasyan e di Arthur Dzhanibekyan. Ne sono state prodotte due copie, una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin. L’arte diventa così un messaggio di fratellanza capace di unire Chiese sorelle

La scultura è stata trasferita nei Giardini Vaticani già lo scorso 21 marzo, come reso noto dall’ambasciatore armeno presso la Santa Sede, Mikayel Minasyan, con un post sul suo profilo Facebook ripreso dal sito Il Sismografo.

Gregorio di Narek è stato un poeta, un monaco, un teologo, un filosofo, un mistico e un santo (951- 1010). E’ considerato una figura centrale, quasi eroica, della storia dell’Armenia per avere modellato il pensiero orientale cristiano. Per certi versi, dal punto di vista intellettuale, può essere paragonato ad un Dante Alighieri e per questo dagli studiosi è considerato un ponte eccezionale tra Oriente e Occidente.

Il titolo di Dottore della Chiesa gli è stato concesso da Papa Francesco nel 2015 in virtù della sua dottrina eminente e della santità di vita. La Chiesa cattolica lo ricorda il 27 febbraio. Gregorio entrò in monastero da piccolo dove ricevette una ricchissima formazione dall’igumeno Anania, che gli permise di leggere tutte le grandi opere patristiche, sia greche che orientali, e di nutrire la sua meditazione quotidiana con un immenso tesoro di letture spirituali. Trascorre la sua vita nel raccoglimento, pregando, insegnando, contemplando la natura circostante. I suoi studi lo portarono a rielaborare la tradizione ricevuta in un linguaggio poetico fra i più alti della storia cristiana.

Alla sua morte, il corpo di Gregorio fu deposto nella chiesa del Monastero di Narek nel quale aveva vissuto e divenne subito oggetto di venerazione per la santità di vita e la profonda spiritualità riconosciuta unanimemente. L’opera più nota di Gregorio di Narek è il Libro della Lamentazione, una raccolta di novantacinque preghiere in forma poetica, uno dei maggiori capolavori in assoluto della poesia e della mistica di tutti i tempi.

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