«Il calcio tira fuori il peggio delle persone: ho letto di genitori che insultano i ragazzini della squadra avversaria. Io sono straniero e faccio l’arbitro. Ho diciotto anni, vado sui campi da uno e mi è successo di peggio: mi hanno urlato “albanese di merda”, mi hanno minacciato, mi hanno rincorso fin negli spogliatoi. Io ero chiuso dentro e sentivo i calci e i pugni contro la porta. Domenica ho espulso un giocatore, un suo compagno mi ha tirato un pugno nello stomaco. Altri insulti, altre minacce, altro razzismo: ho pensato che non era giusto stare zitto, che era il momento di parlare. Sono in Italia da quando avevo sette anni, ho giocato a pallone per un po’: prima in porta, poi in attacco. Mai avuto problemi, ma adesso sta cambiando tutto. Nelle categorie giovanili sono molti gli arbitri stranieri, a volte ci sentiamo. Io sono bianco, vi lascio immaginare che cosa si sentono dire i miei colleghi che vengono dall’Africa».

Seldi Coku è un ragazzo albanese di origine greca. Vive a Cuneo, studia odontotecnica a Mondovì. È albanese e fa l’arbitro: per questo lo insultano, lo minacciano, ora lo hanno pure picchiato. «Mi sono detto che dovevo fare qualcosa». Ieri mattina La sua reazione è stata un post sulla pagina Facebook della «Stampa»: «Sono stato in questura, ho fatto delle denunce - ha scritto - Ma le persone perbene devono sapere quello che succede: così, magari, le cose potrebbero cambiare».

Seldi ha preso il tesserino da arbitro il 1° aprile dell’anno scorso. Era partito bene. «Ho diretto anche un paio di partite importanti per la classifica: non ho fatto errori, nessuno mi ha criticato. Certo, qualche parolaccia mi è arrivata, ma sono cose che fanno parte del gioco. Non sono cose che fanno paura. Poi c’è stata la partita a Madonna dell’Olmo».

Madonna dell’Olmo è una frazione di Cuneo, nel Settecento ci fu una battaglia dove i francesi e gli spagnoli sconfissero i Savoia. La battaglia, il 2 febbraio scorso, si è scatenata su un campetto di periferia. Madonna dell’Olmo-Area Calcio, categoria giovanissimi. In campo ragazzini di quindici anni, due di loro si azzuffano, Seldi tira fuori il cartellino rosso.

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«Un attimo dopo sono entrate in campo due persone: sono stato insultato e minacciato. Hanno detto che mi aspettavano fuori. Ho sospeso la partita, ho telefonato al presidente della mia sezione arbitri per sapere che cosa fare. Lui mi ha detto di chiamare la polizia, e io l’ho fatto. All’arrivo degli agenti è tornata la tranquillità. Poi è ricominciato tutto. Allora mi sono chiuso a chiave negli spogliatoi. Sono rimasto lì fino a quando un dirigente della sezione è venuto a portarmi via in macchina. A casa mi hanno consigliato di smettere. Chi te lo fa fare, dicevano. Ma a me arbitrare piace. Ho chiesto un turno di riposo, per riprendermi. Gentilmente me lo hanno concesso. Poi ho ricominciato: una partita giovanile in un paese tra Cuneo e Mondovì. Qualche incomprensione in campo, proteste. Poi un paio di fischi che non sono piaciuti ai sostenitori locali e tutto è ricominciato. Tu sei l’albanese di Madonna dell’Olmo, urlavano. I dirigenti locali mi hanno supportato, ho ricevuto solidarietà da parte di alcuni genitori e dirigenti di società. La solidarietà è bella, fa bene, ma ci vorrebbe anche un po’ di sicurezza. Quella volta sono di nuovo tornato a casa pieno di paura. Ho preso un periodo di congedo, ma alla fine la passione ha avuto la meglio, e domenica scorsa sono tornato. Mi aspettavano dall’inizio: tu sei l’albanese, sei quello di Madonna dell’Olmo. Ho dovuto espellere un giocatore, mi hanno dato un pugno. Ho di nuovo sospeso la gara, di nuovo mi sono chiuso nello spogliatoio. Qualcuno ha bussato alla porta chiedendomi il referto di gara, ho risposto di no, non ho aperto, non mi sono fidato. Dopo un’ora e mezzo se n’erano andati tutti e sono riuscito ad andare via. Ma ancora una volta sono stato in pericolo. Ancora una volta mi hanno insultato e minacciato perché sono straniero. Sono albanese, ma vivo qui da quando ero piccolo. Non voglio avere paura di arbitrare».

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