A oltre dieci anni dai fatti, e quasi sei dalla sentenza di primo grado emessa a Novara nel settembre 2012, qualche reato è prescritto, come l’associazione per delinquere o alcuni episodi di concussione sessuale. Ma quello che l’allora procuratore capo di Novara Francesco Saluzzo, oggi procuratore generale di Torino, e il pm Ciro Caramore avevano definito «spaccato vergognoso e sporco in cui è stata tradita la fiducia dei cittadini per la divisa», è sostanzialmente confermato.

Ieri la Corte d’Appello ha inflitto 18 condanne per un totale di 75 anni di carcere al processo per l’operazione «Poker d’Assi», inchiesta che nel 2006 aveva portato alla chiusura di quattro locali a Castelletto Ticino, un night a Paruzzaro e uno ad Arona in cui veniva tollerata e praticata la prostituzione con le ballerine spogliarelliste e dove esponenti delle forze dell’ordine sapevano, avevano chiuso un occhio e, in qualche caso, partecipato attivamente a incontri sessuali.

Gli imputati e le pene

Queste le condanne degli imputati «civili», ossia non appartenenti a forze di polizia: 6 anni e 6 mesi di reclusione per C.P., ritenuto uno dei capi dell’organizzazione, responsabile di una delle case chiuse (aveva rimediato 7 anni e 4 mesi in primo grado); 4 anni e 6 mesi per M.J., ex vicesindaco di Arona, collaboratore nella gestione di un locale di Arona (6 anni in primo grado); 3 anni e 6 mesi per M.M., cassiera; 1 anno e 6 mesi per C.C. e M.K. (coi benefici di legge per il primo).

E queste le pene inflitte agli uomini in divisa, per lo più carabinieri all’epoca in servizio alla compagnia di Arona o poliziotti della Stradale di Romagnano Sesia: 5 anni e 3 mesi di reclusione a G.S.: 5 anni, 1 mese e 15 giorni a F.P.; 5 anni di reclusione a V.M. e A.L.; 4 anni e 9 mesi a M.S., S.B., C.B., C.C., P.D., A.E., A.L., C.M. e, D.P. Per qualcuno la pena è stata aggravata di qualche mese rispetto al primo grado.

«Versioni non credibili»

Prescritto il reato di falso contestato al carabiniere G.I. e prescritto anche il reato di omessa denuncia addebitato alla quasi totalità di militari e poliziotti. B., C., M. e S. sono stati poi assolti da un capo di imputazione di corruzione. Confermato pressoché in toto l’impianto accusatorio della Procura di Novara. Per il pm Caramore nei locali hard c’era un accordo corruttivo implicito tra gestori ed esponenti delle forze dell’ordine che li frequentavano: i primi si sentivano «protetti», solo così erano riusciti ad andare avanti 13 anni.

Per i secondi, tutta una serie di benefit: sesso e consumazioni gratis, tempi di permanenza infiniti, occupazione di tavoli senza versare un euro, regali, uscite con le ballerine-prostitute. I difensori di agenti e carabinieri (ora trasferiti in altre zone) hanno puntato il dito sull’inattendibilità delle versioni delle giovani animatrici: «Volevano vendicarsi». Scontato il ricorso in Cassazione.

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