«Chi sa parli. Il contrasto delle istituzioni alle violenze rituali non funziona, mancano formazione e coordinamento tra i vari operatori», spiega l’esorcista don Aldo Buonaiuto, referente del servizio Antisette della Comunità Papa Giovanni XXIII (il numero verde fondato da Don Oreste Benzi è 800-228866) e direttore del quotidiano on line In Terris.

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Quanto è largo il fenomeno delle sette sataniche in Italia?

«È molto più diffuso di quanto sono riuscite finora a portare a galla le forze dell’ordine e la magistratura. Per sua natura il satanismo agisce in modo sotterraneo, occulto. E’ impossibile quantificare i numeri effettivi delle sette sataniche più o meno organizzate. Alcune sono improvvisate da giovani che si ritrovano e si uniscono attraverso iniziazioni attinte dal web o, come accaduto per le Bestie di Satana, attraverso riti di affiliazione ispirati da satanisti del passato o ripresi dallo spiritismo».

Come è articolata nel territorio italiano la presenza del satanismo?

«Sono presenti microsette sataniche in tutte le regioni. A diffondersi più rapidamente sono i gruppi del satanismo acido giovanile i cui adepti fanno uso di sostanze sintetiche. E’ un satanismo di basso livello, nel quale le droghe sintetiche equivalgono alla comunione di Satana e vengono usate proprio perché producono danni cerebrali. Per questo tipo di sette sataniche la morte psichica è più importante di quella fisica».

Quanti sono i tipi di sette sataniche in Italia?

«Sono tre le grandi aree tematiche: satanismo acido giovanile, satanismo del potere e satanismo apocalittico. Quello del potere coinvolge persone di livello socio-culturale più alto che entrano nella setta per raggiungere il successo o avanzamenti economici e di carriera: il leader gestisce e manipola gli adepti condizionando il comportamento dei singoli in virtù della sua autorità riconosciuta dal gruppo. Chi guida le sette sataniche del potere ha mezzi materiali da ostentare per adescare, reclutare e influenzare soprattutto persone attratte dal mondo dell’occultismo. Il satanismo apocalittico o pseudo-religioso usa un’antireligione per prevedere la fine del mondo e un futuro oscure con continui rimandi a preveggenze e conoscenze ultraterrene acquisite dalle tenebre attraverso medium, stregoneria, spiritismo».

Perché voi della comunità Papa Giovanni XXIII avete deciso di creare un numero verde?

«Nel Duemila fu don Oreste Benzi, fondatore della comunità, ad accogliere le richieste di tante persone, soprattutto genitori disperati che si rivolgevano a lui per chiedere aiuto. Erano casi di lacerazioni familiari drammatiche, di giovani scomparsi da casa o di adolescenti che improvvisamente avevano cambiato il loro comportamento in modo drastico. Da sacerdote molto pratico e concreto, don Benzi fece tesoro delle conoscenze acquisite a contatto diretto con i danni provocati da varie realtà settarie e decise, come era nel suo carisma, di dare voce a chi non ha voce riconoscendo anche nelle vittime delle sette persone estremamente vulnerabile e deboli. Il Telefono anti-sette nasce nel 2002 e dal 2006 collabora con la Sas, la squadra anti-sette della Polizia di Stato in una sinergia di prevenzione e aiuto alle vittime delle sette».

Quante segnalazioni ricevete e di che tipo sono?

«In media ci telefonano 15 persone al giorno, 5mila all’anno. Le segnalazioni che crescono di più riguardano le psicosette, cioè quelle realtà che fanno ricorso a tecniche di manipolazione mentale e adescamento con la promessa di risolvere ogni problema della vita».

Che cosa succede dopo una segnalazione?

«Gli operatori ascoltano la segnalazione e cercano di promuovere un incontro conoscitivo con la persona che segnala un problema. Guardare in faccia chi chiama è fondamentale. Abbiamo tre modalità di intervento. Se il problema segnalato è di natura spirituale, indirizziamo la persona turbata interiormente verso un esorcista autorizzato con un mandato dal proprio vescovo (ce n’è uno in ogni diocesi). Abbiamo un protocollo d’intesa con l’Aie, l’associazione internazionale degli esorcisti fondata nel 1990 da padre Gabriele Amorth. Se invece il problema è psichico mettiamo in contatto chi ci chiama con i medici. Infine se dalla chiamata emergono problemi sociali, con probabili reati, il nostro accompagnamento è verso le forze dell’ordine».

Quali sono le principali difficoltà in questi tre percorsi

«Si tratta di persone molto spaventate, terrorizzate. Spesso hanno avuto esperienze negative in precedenti tentativi di segnalare gli abusi sofferti. Molte volte non sono stai creduti e capiti da varie istituzioni. Mancano una formazione e un coordinamento tra i diversi operatori. E a volta non c’è la volontà di capire. Per esempio, un errore frequente e gravissimo è quello di confondere le sette con minoranze religiose che invece devono liberamente poter operare. A favorire questa confusione è il fatto che molti guru, per raggirare gli adepti, usano un linguaggio spirituale, sacrale e anche biblico».

Perché è così difficile credere ai bambini abusati?

«Verificare le loro esternazioni è straziante. I loro racconti sono talmente orribili che spesso chi raccoglie le loro parole ha la tendenza a non volerci credere. Per autodifesa inconscia si è portati a non credere a simili aberrazioni. Ricevere i racconti dei bambini abusati è un dramma. Siamo molto indietro nell’azione di contrasto a un fenomeno, quello degli abusi rituali sui minori, in continuo aumento attraverso anche la crescente diffusione della pedopornografia, della prostituzione minorile e del turismo sessuale. Bisogna fare molto di più. Formazione e coordinamenti non sono adeguati alla gravità dell’emergenza».

Che cosa dovrebbe fare lo Stato per aiutarli?

«L’abuso rituale di chiunque e in particolare dei minori richiede una grande preparazione per risalire al contesto familiare e alle logiche del mondo settario e dell’occulto. Senza conoscere le cause non si capisce l’abuso».

Perché si tende a non credere agli abusi rituali?

«C’è una diffusa mentalità che porta a banalizzare i contesti rituali. Incidono l’ignoranza e una forma di difesa nel non voler accettare che ci si possa organizzare e incontrare per raggiungere obiettivi aberranti utilizzando innocenti. E’ una realtà disumana, orrenda spietata che anche le forze dell’ordine e la magistratura fanno fatica ad accettare. Sono crimini così pesanti che rendere difficile persino chiamarli per nome. E invece non deve esistere alcuna giustificazione. Bisogna parlare e uscire da un sistema omertoso. Sono reati da perseguire senza coprire nessuno. Chi sa deve parlare. Sono centinaia le famiglie distrutte dagli abusi rituali delle sette sataniche».

Perché non esiste una normativa specifica o almeno dei corpi di polizia e dei tribunali dedicati alla violenza sui minori?

«Ci sono le procure minorili e devono investigare: bisogna incoraggiare la loro azione. In questo ambito bisogna fare molto di più perché la società fomenta sempre più l’orrore. Si è perso il senso valoriale della vita e della persona e in questo degrado si moltiplicano nell’ombra realtà associative che costituiscono sul mondo del macabro. L’opera di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine non è mai abbastanza. C’è l’urgenza di soccorrere innocenti persi nei meandri misteriosi, anomali, inimmaginabili. I guri, i leader delle sette staniche sono persone insospettabili che di giorno hanno vite stimabili e rispettabili».

Chi risarcirà mai i bambini abusati?

«Non saranno mai risarciti né compresi interamente. Le ferite rimangano per tutta la vita e non ci sarò neppure un risarcimento morale perché nessuno ne parlerà mai abbastanza. Sono persone che restano isolate, invisibile. Sono famiglie distrutte, isolate e abbandonate anche dalle istituzioni che non comprendono o non hanno strumenti per agire. E’ così grande l’orrore che le vittime di abusi rituali non hanno risarcimento neppure morale perché è un tabù parlarne».

Quali traumi si portano dietro per tutta la vita?

«Paura persistente dell’altro e perdita irreversibile della fiducia nell’uomo. Sono persone che spesso non riescono a ricostruirsi relazioni affettive, percorsi di coppie e a realizzare una famiglia perché hanno ricevuto quelle ferite lancinanti proprio dentro il proprio mondo familiare e parentale. È difficilissimo rispristinare il senso di fiducia verso chiunque. Chi è stato tradito e abusato da una persona cara, cioè da chi doveva garantire sicurezza , vive sempre nell’insicurezza. E’ la sua caratteristica. Continui stati di ansia, incubi, paura di entrare in realtà aggregative e associative. Sono persone condannate a vivere nel terrore».

Chi è che fa parte delle sette sataniche: professionisti, operai, uomini, donne?

«I fautori delle sette sataniche, i leader sono persone tutt’altro che sprovvedute. Sono di livello culturale medio-alto, professionisti in grado di adescare e reclutare persone che per fragilità e debolezza hanno aperto la porta all’esoterismo. Le fragilità sono in tutte le fasce sociali. Chiunque può diventare vittima di una setta satanica. Per problemi di salute si corre ovunque alla ricerca di una speranza. In queste sette ci finiscono persone che sperano di risolvere i loro problemi e i guru li adescano nel momento di più alta vulnerabilità e fragilità personale».

Lei è anche esorcista. Perché c’è bisogno di una figura come la sua?

«Occorre distinguere tra le vittime di una setta satanica dalle persone che hanno problemi di possessione o vessazione diabolica. L’indemoniato va distinto dalla vittima delle sette, ma accade che questi due mondi si incontrano. Sono persone segnate da rituali satanici e che si sono votati a Satana e alle sue legioni. Ne ricavano ferite spirituale e dell’anima. Per chi è credente la Chiesa affida agli esercisti queste persone per guarirle da quelle laceranti ferite dell’anima. Sono persone che hanno aperto le porte al regno di Satana e che hanno lasciato gestire la loro vita. Uscirne non è facile, per chi ha fede la Chiesa mette a disposizione un sacerdote esorcista in ogni diocesi».

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