«L’Italia non può togliere le sanzioni alla Russia senza subire gravi conseguenze». Con queste parole Kurt Volker, inviato speciale dell’amministrazione Trump per l’Ucraina, non intende lanciare un avvertimento, ma sottolineare un dato di fatto: «Sono misure europee, non italiane. Non rispettarle provocherebbe prima di tutto un problema con Bruxelles».

Entriamo nel dettaglio. Le elezioni del 4 marzo sono state vinte dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. Matteo Salvini, che potrebbe diventare il prossimo premier italiano, ha detto che se andasse a Palazzo Chigi toglierebbe le sanzioni a Mosca. Quale sarebbe l’impatto, se l’Italia rompesse il fronte occidentale?

«Mettiamo la questione nel contesto. La Russia non ha rispettato l’obbligo di applicare l’accordo di Minsk e ristabilire la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, dove è in corso una guerra in cui la gente muore. Poi ha fatto altre cose, come l’attacco con i gas nervini in Gran Bretagna. In questo quadro, togliere le sanzioni sarebbe esattamente il segnale sbagliato da dare. Dobbiamo garantire che le sanzioni restino in vigore, e magari vengano rafforzate, a causa delle azioni russe. Il secondo elemento da notare è che non sono solo misure italiane, ma europee. L’Ue si è accordata sul quadro e il contenuto delle sanzioni: se l’Italia non le applicasse avrebbe un problema prima di tutto con Bruxelles. Ciò mi rende ottimista, nonostante le posizioni prese dalla Lega, perché sul piano pratico l’Italia non può togliere le misure senza che ci siano gravi conseguenze».

Negli ultimi tempi sono state denunciate molte interferenze russe nei processi politici occidentali, incluse le elezioni italiane. Liberarsi delle sanzioni è una motivazione di questi attacchi?

«Credo di sì, ma dobbiamo chiarire il contesto. La Russia sta cercando prima di tutto di creare caos e confusione. Vuole che la gente dubiti dei fatti che vede con i propri occhi, promuovendo una realtà alternativa. Sta cercando di favorire movimenti divisivi anti europei, anti immigrazione, anti legalità. Appoggia gruppi di estrema destra, estrema sinistra, o nazionalisti, per indebolire l’Occidente e le sue politiche. In questo quadro, certamente vuole che le sanzioni vengano tolte, e appoggia qualunque movimento prometta di farlo».

Cosa chiede agli alleati europei e della Nato, per aiutarla a raggiungere una pace stabile in Ucraina?

«Prima di tutto tenere le sanzioni in vigore, e considerare di incrementarle, se la Russia continua sulla strada attuale. Noi le abbiamo rafforzate, varando misure contro persone molto vicine al presidente Putin: sarebbe molto utile vedere che la Ue si unisse a noi. Secondo, ribadire la volontà di contribuire ad una forza di pace con mandato Onu, per facilitare l’applicazione dell’accordo di Minsk. Credo ci sia una forte disponibilità di molti Paesi europei a partecipare e sostenere questa idea, tenendola sul tavolo affinché i russi sappiano che c’è una via praticabile per mettere fine a questo conflitto, se lo vogliono. Terzo, ribadire il rifiuto del riconoscimento della presunta annessione della Crimea. Per ogni Paese europeo dovrebbe essere inaccettabile che un altro Paese si annetta un territorio con la forza».

Il gasdotto Nord Stream 2, che collega la Russia alla Germania aggirando l’Ucraina, deve andare avanti o essere sospeso?

«La seconda opzione. Nord Stream 2 rafforza la dipendenza europea dal gas russo. La prima cosa da fare è assicurare la diversità nella fornitura del gas all’Europa, in modo che non ci sia più una condizione di bisogno da Mosca. Il gas russo può essere parte della fornitura, ma insieme ad altri attori internazionali. E deve essere basato sui prezzi di mercato, non sulla dipendenza e dominanza. Al momento la situazione non è questa, perciò la questione del transito dall’Ucriana deve essere affrontata prima di tutto, come ha detto la stessa cancelliera tedesca Merkel. Poi bisogna proseguire lo sviluppo e l’accesso a fonti di rifornimento non russe, cioè americane, norvegesi, africane, del Qatar. Una varietà di fonti devono essere sviluppate, per non creare la dipendenza dalla Russia».

L’attacco lanciato alla Siria per l’uso delle armi chimiche è anche un segnale alla Russia. Perché è importante che il fronte occidentale sia unito su questo punto?

«Il sostegno politico è fondamentale, molto, molto importante. Lo scopo non è colpire la Siria o provocare un conflitto con la Russia, ma fermare l’uso delle armi chimiche e porre le basi per la fine del conflitto. È importante che la Russia veda come non si tratta solo di un’azione o un obiettivo americano, ma di un ampio fronte di Paesi, la comunità democratica, gli alleati Nato. Dobbiamo domandare insieme che Mosca si comporti correttamente, non continui a tollerare l’uso delle armi chimiche da parte di Assad, e favorisca la risoluzione del conflitto».

I commenti dei lettori