La prossima tappa è il 1° maggio, giorno in cui il cardinale George Pell, “ministro” delle finanze del Vaticano, saprà se sarà processato in un tribunale australiano per accuse multiple di reati «storici» (cioè risalenti ad anni fa) relativi ad abusi sessuali. La notizia proviene da fonti legali e giunge al termine di un’accesa giornata che conclude la fase istruttoria durata quattro settimane davanti alla Magistrates’ Court di Melbourne, durante la quale l’avvocato difensore del prefetto della Segreteria per l’Economia, Robert Richter, ha chiesto l’archiviazione del caso che in questi mesi ha tenuto banco su tutti i media australiani.

Secondo il noto penalista, le accuse di pedofilia contro il porporato sono «pura invenzione» nonché «prodotto di fantasia o problemi mentali» di persone che vogliono punire un rappresentante della Chiesa cattolica per le sue mancanze nei confronti della lotta alla pedofilia. «Il cardinale Pell, rappresentando la faccia della Chiesa cattolica, è stato l’obiettivo ovvio di accuse che non sono vere, ma sono intese a punirlo per non aver prevenuto gli abusi sessuali di minorenni», ha detto.

Suggerendo che le denunce contro Pell non sono state investigate adeguatamente a causa di atteggiamenti «politicamente corretti», tali che le asserzioni di abusi sessuali furono prese «come Vangelo», l’avvocato Richter ha attaccato i ricorrenti le cui incongruenze su alcuni aspetti (come le date di presunti episodi) non conferiscono credibilità alle loro dichiarazioni.

Il caso, quindi, per Ritchter, va assolutamente archiviato in quanto basato su denunce «inaffidabili» e «non credibili» che, per come sono descritte, vanno «dall’insignificante all’improbabile se non impossibile». Dunque «non sono di peso sufficiente per giustificare una condanna».

Di diverso avviso il procuratore Mark Gibson, rappresentante dell’accusa, che ha respinto le osservazioni del legale definendole «nient’altro che una teoria». «Niente di quello che è stato argomentato dalla difesa equivale a difetti nelle evidenze» ha detto Gibson, sottolineando che, nonostante ci siano delle discrepanze nelle testimonianze, nessun elemento indicato da Richter mostra «un vizio di prova». Tantomeno qualcuno dei ricorrenti ha smentito o ritirato le sue denunce. Perciò un processo è del tutto necessario.

Il verdetto spetta ora al magistrato Belinda Wallington che dovrà decidere se esistano o meno prove sufficienti per rinviare a giudizio il cardinale, il più alto prelato cattolico al mondo coinvolto in un dossier di questo tipo. Il procedimento seguirebbe la fase preliminare andata avanti per quattro settimane e segnata dall’esame incrociato di una cinquantina di testimonianze, in particolare quella della giornalista investigativa dell’Abc, Louise Milligan, autrice del libro best seller in Australia “Cardinal: The Rise and Fall of George Pell”, che raccoglie numerose testimonianze anche inedite contro il cardinale (la difesa ha chiesto e ottenuto il ritiro del volume dalle librerie, ndr).

Ad oggi, per ragioni legali, non si conoscono l’esatta natura e i dettagli delle denunce a carico del numero tre del Vaticano, ma dovrebbero riguardare il periodo in cui era sacerdote a Ballarat (1976-80) e arcivescovo di Melbourne (1996-2001).

Il cardinale era già da anni nel mirino della stampa e dell’opinione pubblica australiana perché ritenuto colpevole di aver “insabbiato” numerosi e ripetuti casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti che hanno segnato profondamente il volto della Chiesa in Australia, che nel 2020 terrà un Concilio plenario particolare dove si discuterà anche della piaga della pedofilia.

Sugli “insabbiamenti”, l’ex arcivescovo di Sydney era stato torchiato dalla Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse tra fine febbraio e inizio marzo 2016 in video collegamento dall’Hotel Quirinale di Roma. In quell’occasione una delegazione di 15 persone del “Ballarat Survivors Group”, gruppo composto da vittime e psicologi, era giunta nella Capitale per assistere alle audizioni e protestare contro il porporato.

Proteste placatesi al termine delle udienze a Roma e riesplose con il ritorno del cardinale in Australia dopo il congedo del giugno 2017 dal suo alto incarico nella Santa Sede accordato da Papa Francesco per difendersi in tribunale. Il cardinale ha sempre respinto ogni tipo di incriminazione dichiarandosi innocente; attualmente, riferiscono a Vatican Insider fonti a lui vicine, è sottoposto ad un forte stress emotivo che lo costringe a rimanere chiuso in casa, senza neanche la possibilità di fare una passeggiata o uscire per celebrare una messa.

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