Dio rende liberi, le idee e le ideologie no: rendono prigionieri. Da questo assioma, chiaramente messo a fuoco nel Vangelo di Giovanni con l’esempio dei dottori della legge, Papa Francesco snoda la sua omelia nella messa a Santa Marta di oggi celebrata con i cardinali del C9, impegnati fino a domani nella loro ventiquattresima riunione. Ancora una volta il Pontefice mette in guardia dal rischio della «rigidità», quella che porta a centrare tutto su se stessi, rimanendo inerti all’opera dello Spirito Santo, insensibili alle novità e quindi immobili. Invece, spiega Francesco con una metafora: «L’equilibrio della Chiesa, per così dire, è proprio nella mobilità, nella fedeltà allo Spirito Santo. Qualcuno diceva che l’equilibrio della Chiesa assomiglia all’equilibrio della bicicletta: è ferma e va bene quando è in moto; se tu la lasci ferma, cade. Un esempio buono».

I dottori della legge, appunto, erano incapaci di «discernere i segni dei tempi». Erano schiavi di parole e idee, osserva Bergoglio nella sua omelia riportata da Vatican News. «Tornano sulla stessa domanda, sono incapaci di uscire da quel mondo chiuso, sono prigionieri delle idee. Hanno ricevuto la legge che era vita ma l’hanno “distillata”, l’hanno trasformata in ideologia e così girano, girano e sono incapaci di uscire e qualsiasi novità per loro è una minaccia».

Non c’è troppo da stupirsi: sempre nella storia dell’uomo ci sono state e sempre ci saranno «resistenze allo Spirito Santo», opposizioni ai «cambiamenti». «Sempre, sempre fino alla fine del mondo», afferma il Papa. Ma il cristiano deve sintonizzarsi su una diversa frequenza, perché Dio «sempre ci viene incontro con qualcosa di nuovo e di originale».

Sì, va bene una iniziale reticenza. Fa parte di quella libertà che Dio lascia ai propri figli. Anzi, osserva il Papa, essa è la «garanzia» che i credenti «non si lasciano ingannare da qualsiasi cosa». L’importante, però, è ritrovare la strada «con la preghiera e il discernimento» e soprattutto essere «capaci di mettere al centro lo Spirito Santo».

Papa Francesco richiama in tal senso l’esempio dei primi discepoli, riportato nella prima Lettura di oggi, per evidenziare la loro docilità al nuovo e l’attitudine a seminare la Parola di Dio anche fuori dal consueto schema del «si è sempre fatto così». Loro, rimarca Bergoglio, «sono rimasti docili allo Spirito Santo per fare una cosa che era più di una rivoluzione», «un cambiamento forte» dove al centro «c’era lo Spirito Santo. Non la legge, lo Spirito Santo».

È così che la Chiesa diventa «una Chiesa in movimento», una Chiesa che va «oltre se stessa». Quello realizzato dagli apostoli «non era un gruppo chiuso di eletti», ma «una Chiesa missionaria».

La grazia da chiedere oggi al Signore è allora quella «di saper resistere a quello che dobbiamo resistere, quello che viene dal maligno, quello che ci toglie la libertà e sappiamo aprirci alle novità, ma soltanto quelle che vengono da Dio, con la forza dello Spirito Santo». Anche, conclude il Pontefice, chiediamo «la grazia di discernere i segni del tempo per prendere le decisioni che noi dovremo prendere in quel momento».

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