«Il fatto che il Papa e il Re si sono impegnati e la firma dell’accordo sono il segno di una volontà di dare una immagine nuova del paese». Di ritorno dall’Arabia Saudita, dove per la prima volta si è recato quale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso dal 14 al 20 aprile, il cardinale Jean-Louis Tauran sottolinea che la stampa e la televisione araba ha riservato ampio spazio alla sua visita e ben otto editoriali all’accordo che ha firmato, e rileva con soddisfazione che il re saudita Salman bin Abd al-Aziz Al Saud «ha detto che riconosceva l’apporto che i cristiani portano alla costruzione del paese».

«Bisogna sottolineare», afferma il porporato intervistato dalla Radio Vaticana francese, «il carattere straordinario dell’incontro. Era la prima visita di un capo dicastero della Santa Sede, un cardinale, all’Arabia Saudita. Un paese, non va dimenticato, sede delle due grandi santuari dell’islam, Mecca e Medina. La monarchia saudita e il Papa hanno dato il loro sostegno a questa iniziativa. La mattina in cui sono partito c’erano sulla stampa araba otto editoriali che facevano riferimento alla firma dell’intesa. È un accordo di cooperazione che abbiamo con il Marocco e numerosi altri paesi e che stabilisce che ogni tre anni ci riuniamo per studiare un tema».

Per Tauran, «il fatto che il Papa e il Re si sono impegnati e la firma dell’accordo sono il segno di una volontà di una immagine nuova del paese. Ho percepito questo desiderio delle autorità di mostrare che anche in Arabia Saudita c’è possibilità di discutere e di cambiare l’immagine del paese». La visita del cardinale è avvenuta mentre il principe Mohammed bin Salman sta tentando di promuovere profonde riforme, ma Tauran comunque non arriva a parlare di «volontà» rafforzata da parte saudita di dialogare con i diversi responsabili religiosi: «Desiderio sicuramente».

Tauran afferma che «tutte le religioni sono confrontate e a due pericoli: il terrorismo e l’ignoranza. Il futuro è l’educazione non c’è altro modo. Ho insistito molto nei miei contatti che ad esempio a scuola si parli bene dei cristiani». Come sono state accolte le sue parole sulla necessità di trattare in modo equo gli appartenenti a tutte le religioni? «I non musulmani restano comunque dei cittadini di secondo ordine e su questo bisogna lavorare molto», afferma il cardinale. Ma «mi ha fatto molto piacere che il Re mi ha detto che riconosceva l’apporto che i cristiani portano alla costruzione del paese».

Quanto alla ampia copertura mediatica del viaggio, «è la prima volta, da quando mi occupo di questa regione, che vedo una copertura mediatica così intensa e direi anche equilibrata», sottolinea Tauran. Il cardinale guarda in particolare ai giovani sauditi: «Molti vanno a studiare all’estero e tornano con idee diverse. La generazione giovane può effettivamente aiutare efficacemente il paese a cambiare percorso». E per prima tappa del dialogo avviato, «bisognerà scegliere il tema della prima riunione e penso ad un tema come l’educazione. È necessario che tutto quello che facciamo sia concreto. Parole e testi ne abbiamo a centinaia, ma lì si sente che c’è qualcosa che si muove. Penso che la giovane generazione sia non solo pronta ma attrezzata per questo genere di relazione. Se i musulmani e i cristiani sono capaci di ascoltarsi, guardarsi, lavorare, di costruire qualcosa insieme il mondo cambia, la storia cambia. Quel che è stato possibile nei secoli passati perché non dovrebbe essere possibile oggi?».

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