Se il pensiero di Antonio Gramsci è ancora attuale, per raccontarlo non basta continuare a scrivere saggi, organizzare convegni o allestire mostre che raccolgano foto, libri o altri oggetti che ricordano la sua figura. Per portare la riflessione sull’intellettuale e politico comunista nel terzo millennio si possono utilizzare le nuove tecnologie o i più moderni mezzi di comunicazione, i social network ad esempio. E i «Quaderni del carcere», le «Lettere ai figli» o il saggio sulla questione meridionale possono essere spiegati anche in 140 caratteri, lo spazio di un tweet.

Ci proveranno, fino al 5 maggio, le persone che parteciperanno a «Gramsci in un tweet», una delle iniziative del festival dedicato al fondatore del Pci, che parte oggi - 25 aprile - con due mostre, una a Casa Gramsci (via Maria Vittoria 28/Q) e l’altra al Polo del ’900. La manifestazione proseguirà con spettacoli, passeggiate della memoria e convegni che, per 15 giorni, porteranno «Gramsci in città», come illustra il titolo del festival.

«Proponiamo una specie di gioco: sono stati caricati su Betwyll, piattaforma di lettura condivisa sviluppata dall’associazione Twitteratura, 12 brevi scritti dell’autore - spiega Dunia Astrologo, direttrice della Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci - chi vorrà potrà leggerne una al giorno e commentarla. La regola è una sola: restare nei 140 caratteri. Alla fine del percorso presenteremo al pubblico l’iniziativa e vincerà chi ha scritto i tweet più curiosi e interessanti». A moderare la discussione sulla piattaforma, spiega Pierluigi Vaccaneo, fondatore di Twitteratura, ci sarà un personaggio d’eccezione: un avatar di Gramsci che si confronterà virtualmente con i suoi lettori.

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Gli organizzatori sperano che anche i più giovani si avvicinino alla figura dell’intellettuale e politico sardo: «Ma non dobbiamo essere noi a spiegarla ai ragazzi. Vogliamo che siano loro a raccontarla, a scoprirla - continua Astrologo - e strumenti come la tecnologia o l’arte, che abbiamo già usato in iniziative precedenti, servono proprio a questo».

L’incontro tra Gramsci e i giovanissimi può avvenire anche a teatro. Sette anni fa Rossana Copez, insegnante in pensione, ha scritto, in Sardegna, «Gramsci Antonio: presente!». È uno spettacolo in cui un’adolescente distratta e impertinente si trova, per volere della sua insegnante, a fare una ricerca sul fondatore del Pci. All’inizio è disinteressata ma, poi, grazie a un bibliotecario, scoprirà un patrimonio culturale che non la lascerà mai più: «L’uomo che la ragazza incontra tra gli scaffali della biblioteca è Gramsci stesso che, attraverso le parole di alcuni brani scritti durante la detenzione, le racconterà la sua storia e la sua lotta per la libertà», spiega Copez che il 29 aprile porterà il suo lavoro per la prima volta a Torino, proprio nell’ambito di «Gramsci in città».

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