Dopo l’invito alla cena di Stato con il presidente francese Emmanuel Macron, mercoledì a Tim Cook ne è arrivato un altro a pranzo per parlare delle tensioni commerciali tra Usa e Cina. Il Ceo di Apple è tornato ieri alla Casa Bianca incontrando per la seconda volta in due giorni il presidente statunitense, Donald Trump.

Tanti i temi trattati: dal mercato cinese (uno dei più importanti per gli Usa) alla riforma fiscale. I rapporti con Pechino sono tesi e questo sta condizionando negativamente le attività tra i due Paesi: coinvolta anche Apple, che nei tre mesi al 30 dicembre scorso, ha fatto registrare un aumento di fatturato dell’11% nella regione composta da Cina, Hong Kong e Taiwan, contro il +13% del totale.

Divergenze di opinione si sono registrate in passato anche tra Cook e Trump. E non è un caso se il Ceo di Apple ha criticato l’intenzione di Trump di abolire il Daca, programma voluto dall’ex presidente Barack Obama per evitare l’espulsione di coloro che sono arrivati da bambini in Usa senza permesso di soggiorno. Parole confermate da Cook anche in una recente intervista al canale tv statunitense, Msnbc: «Il caso Daca non è una questione d’immigrazione. È una questione morale».

Cook e Trump si sono invece trovati d’accordo sulla riforma fiscale approvata in Usa prima di Natale e grazie alla quale l’azienda ha stimato un «contributo diretto» per l’economia Usa pari a 350 miliardi di dollari in cinque anni. Apple inoltre pagherà 38 miliardi di dollari per rimpatriare gli utili che ora si trovano all’estero.

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